Usa, Trump ha votato in anticipo. Ma la sua campagna elettorale prosegue senza soste
«Ho votato per un tizio che si chiama Trump». Così il presidente Usa all’uscita dal seggio di West Palm Beach, in Florida. La data delle elezioni è il 3 novembre, ma negli States è consentito votare anticipatamente. «È stato un voto molto sicuro – ha scherzato Trump -. È stato tutto perfetto, è stato un onore votare». West Palm Beach, del resto, e vicinissimo a Mar-a-Lago club, dove Trump risiede da un anno. Ieri, in un comizio, il numero uno della Casa Bianca si era detto felice di poter votare di persona. «Sono di vecchio stampo, suppongo», aveva dichiarato con una vena polemica verso il voto per corrispondenza, da lui fermamente avversato in quanto fonte di brogli.
Trump ha votato in Florida
Nel frattempo, il presidente continua a macinare chilometri. Nei circa dieci giorni che lo separano dall’Election Day, Trump terrà comizi in North Carolina, Ohio e Wisconsin. Il suo sfidante, il democratico Joe Biden, ha invece in agenda due appuntamenti drive-in nella natia Pennsylvania, Stato di grande importanza nelle elezioni. Intanto, la scena elettorale americana va ripopolandosi di personaggi che hanno riempito le cronache politiche degli ultimi quattro anni. È il caso dell’italiana Simona Mangiante Papadopulos, l’avvocatessa di Caserta già testimone chiave del Russiagate. Dopo essere stata additata come una «spia di Putin», la Mangiante è oggi militante di Women for Trump.
Ritornano le polemiche sul Deep State
Lei e il marito George Papadopulos, altro nome ricorrente nelle carte sui rapporti tra Cremlino e Casa Bianca, sono testimonial del tentativo dei poteri forti americani di fermare l’attuale presidente. Ora come nel 2016. «Sono stata interrogata dall’Fbi e dal Congresso e mai accusata formalmente di nulla», ha puntualizzato la Mangiante. Ma quali sono questi poteri occulti? Lei li ha bollati come Deepstate, prendendo in prestito il titolo del libro di suo marito. Lì, infatti Papadopulos ricostruì, secondo le sue conoscenze, l’intricata vicenda che lo portò a diventare la molla che nel 2016 fece scattare l’indagine dell’Fbi sulla campagna di Trump.