Scuola, l’ira dei presidi: «Non hanno fatto niente e ricorrono alle scorciatoie e alla… claustrofilia»

27 Ott 2020 9:03 - di Liliana Giobbi
scuola

Rabbia e proteste nel mondo della scuola. «Come spesso accade la politica scopre le scorciatoie. Per lo più insicure, inaffidabili. Ma utili a fare rumore comunicativo e allontanare le responsabilità. Guardiamo cosa sta succedendo per la scuola. Non rispondono ai cittadini, che dovrebbero chiedere in massa cosa sia stato fatto durante l’estate dagli enti locali per potenziare il servizio pubblico dei trasporti,, si ricorre alla…claustrofilia». Così Mario Rusconi, presidente dell’ Associazione dei Presidi commenta le nuove misure prese dal governo sulla scuola.

«Cosa è stato realizzato per la scuola?»

«Si impedisce l’uso dei mezzi pubblici da parte degli studenti, lasciandoli in massa a casa. Senza però che tutti, dico tutti, possano contare su connessioni adeguate a seguire le lezioni in didattica digitale». Il valore formativo della scuola in presenza è noto. Al di là questo, «si potrebbe accettare, sia pure obtorto collo, una misura così estrema. Ma a una condizione. L’esperienza traumatica è stata imposta dall’improvvisa aggressione del Covid. Ora, dopo mesi dal primo allarme, ci si deve chiedere cosa gli enti locali abbiano realizzato», dice Rusconi. Il riferimento è al potenziamento del trasporto pubblico e della rete internet.

Cercano solo di scaricare le responsabilità

«Non è accettabile che si ricorra a scorciatoie deresponsabilizzanti, lasciando milioni di studenti a casa». Questo, «senza prima aver avuto l’accortezza civica di rendicontare pubblicamente come queste istituzioni abbiano operato in questi mesi per risolvere problemi noti sin dall’inizio della pandemia. Durante l’estate ci siamo rimboccate le maniche, anche letteralmente, per poter accogliere a settembre i nostri studenti. Nella nostra regione, il Lazio, è stata costante l’interlocuzione con i responsabili dei vari servizi, da quelli sanitari alle strutture territoriali del MI», incalza Rusconi.

«Indignato come professionista della scuola»

«Poi… poi al riprendere, annunciato, prevedibile, previsto della pandemia, il solito scaricabarile di competenze. E la conseguente scorciatoia di “tutti a casa” gli studenti delle superiori. E non si dica che per circa 1/4 delle ore si potrà venire a scuola, una sorta di rito apotropaico! Tra qualche settimana (Dio non voglia!) lasceremo a casa tutti i malati, anche i gravi, per non aver potenziato adeguatamente il sistema sanitario pubblico, anch’esso di competenza regionale? La prossima volta che sentiremo un rappresentante locale accennare con enfasi retorica all’impegno per le future generazioni, cambierò canale tv o lascerò la lettura del giornale. Indignato come professionista della scuola ma ancor più come cittadino», conclude Rusconi.http://www.anplazio.it/

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *