Recovery Fund ostaggio delle trattative Ue. Per Conte si prepara uno scenario da incubo

29 Ott 2020 16:02 - di Valerio Falerni
Recovery fund

A dar retta all’Huffington Post, che vi dedica un servizio molto informato, pare che il quando e il quanto del Recovery Fund siano ancora in altro mare. La disputa sui soldi più amati dal governo italiano è tutta interna ai complicati meccanismi Ue. Da una parte vi sono gli Stati membri, riuniti nel Consiglio europeo sotto le presidenza (di turno) tedesca; dall’altro la delegazione del Parlamento di Strasburgo. La scadenza per licenziare il Piano sarebbe fissata per fine ottobre, ma i bene informati dicono che sarà già un mezzo miracolo se il disco verde arriverà a metà novembre. C’è un giro complicatissimo di risorse che entrano ed escono dal bilancio pluriennale della Ue, ma soprattutto c’è il muro eretto dai Paesi “frugali” (Austria, Olanda, Svezia e Finlandia).

I ritardi mettono a rischio la strategia del premier

Il loro pressing sulla Merkel è asfissiante: non vogliono perdere neppure un euro. Anche a costo di mandare per aria il Recovery Fund. Per il governo italiano, lo scenario che va profilandosi è da incubo. Conte e i suoi hanno puntato molto sulle risorse di quel Piano: ben 15 dei 39 miliardi impegnati nella manovra per il 2021. È il motivo per il quale hanno sdegnosamente rifiutato i 36 miliardi del Mes, di cui 18 disponibili subito. Ancora stamane, nel corso di un’informativa alla Camera, il premier ha esortato a fare presto. «Avviare il Recovery Fund – ha detto – è un obbligo morale».

La Lagarde (Bce): «Cruciale l’avvio del Recovery Fund»

Ma le chiacchiere stanno a zero. A Bruxelles, infatti, fanno notare che in Consiglio non è ancora iniziata la necessaria procedura di ratifica. Che non è né semplice né scontata. Prima, infatti, il Consiglio deve approvare all’unanimità la parte sull’introduzione delle risorse proprie per poi sottoporla alla ratifica da parte dei vari parlamenti nazionali dell’Ue. Passaggi che rendono difficile rispettare la previsione di gennaio come data di avvio del Piano. È il motivo per il quale Conte avrà accolto come manna dal cielo le parole di Christine Lagarde, presidente della Bce: «Far partire subito il Recovery Fund – ha detto – è cruciale».

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