Non c’è più religione: gli islamici, che i gay li lapidano, plaudono alle parole di Bergoglio

22 Ott 2020 18:55 - di Valerio Falerni
gay

Arabia Saudita, Iran, Nigeria, Mauritania, Pakistan, Somalia e Yemen. È l’elenco degli Stati islamici che puniscono con la morte i rapporti omosessuali. Fino a poco tempo vi rientrava anche l’Afghanistan dominato dai talebani. Restiamo perciò indecisi se ridere o piangere a leggere il plauso rivolto a Bergoglio dal presidente delle comunità islamiche italiane Lafram Yassine per l’apertura sulle unioni gay. O quello del precedessore Izzeddin Elzir: «Anche questa volta Papa Francesco ha dimostrato di vivere nella realtà di oggi». Che poi sarebbe la stessa di quella in cui i suoi correligionari i gay li scannano e li lapidano. Ma per l’imam plaudente è solo un piccolo dettaglio. Se il nemico di classe ti loda, chiediti dove stai sbagliando. Era un canone interpretativo dell’ideologia marxista. Ma ben si attaglierebbe alla nostra vicenda.

Il capo dell’Ucoii: «Il Papa ha dimostrato di vivere nella realtà di oggi»

Altri tempi, si dirà. Oggi l’Islam non è né un nemico (meno male) né un concorrente sul pallottoliere delle conversioni. È vero, ogni tanto sentiamo parlare di cristiani perseguitati, a volte persino uccisi. Una volta li chiamavano martiri e il loro sangue fecondava la terra. Oggi li trattano da rompicoglioni, gente che si ostina a segnarsi e ad inginocchiarsi davanti a una Croce. Feticisti più che fedeli. Infatti crepano nell’indifferenza generale e comunque senza distrarre più di tanto i volenterosi teorizzatori dello Schengen della fede, l’ultima barriera che ancora resiste alla globalizzazione. Ci servirà per transitare dal Vangelo al Corano senza troppi patemi. E senza neanche ricorrere al bisturi, come ben sa chi passa da un sesso all’altro.

In 8 Paesi islamici i gay rischiano ancora la morte

Bello eh? Fossimo omosessuali, aspetteremmo prima di esultare per la conquista di questo nuovo “diritto“. Essere gay e cristiano, soprattutto al tempo del pontificato di Papa Francesco, è condizione che non presenta rischi insormontabili. Non così per chi omo lo è da musulmano, specie in quei Paesi dell’elenco di cui prima. Lì  Sodoma evoca tuttora una biblica maledizione e Gomorra non è ancora la sacra scrittura di Roberto Saviano. E il peggio è che da quelle parte neppure s’intravede un Bergoglio islamico capace di riscuotere un giorno il simmetrico plauso della Chiesa (un tempo) di Roma.

 

 

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