“Mia figlia piange sempre”. Il drammatico racconto delle mamme dei bimbi in quarantena
“Undici anni, in isolamento domiciliare come previsto dalle linee guida perché contatto stretto asintomatico di un caso positivo e “piange, si sente isolata, da tutti noi. Mentre il fratellino, 6 anni, si siede davanti la porta della stanza della sorella perché vorrebbe giocare con lei e non capisce cosa sia la prevenzione”. Lo racconta all’Adnkronos R.M, avvocato penalista di professione e mamma di una allieva della Giovanni XXIII, scuola media dell’Istituto comprensivo Claudio Abbado, nel centrale quartiere romano della Balduina, uno dei tanti genitori italiani che in questi giorni vivono e subiscono le conseguenze sui propri figli della pandemia e dell’odissea di circolari, l’ultima in vigore dallo scorso 12 ottobre, che si attivano in seguito a caso covid 19 in classe “dimenticando i bambini”.
Il tempo “infinito” per i bambini in quarantena dal Covid
“La cognizione del ‘tempo’ per i giovani non è quella dei grandi. A loro sembra infinito. E questo vale anche per gli adolescenti”, commenta con l’Adnkronos Monica Galloni, preside del Liceo scientifico Righi a Roma. “Misure – sollecita con attenzione la mamma-giurista, anche dottore di ricerca in diritto pubblico – studiate ed imposte senza alcuna declinazione specifica pensata e mirata al mondo dei minori, che è tutto a sé”.
“Un bambino così piccolo – spiega – fa fatica ad accettare la prevenzione ed io stessa fino a quando non mi è capitato, non ho messo a fuoco quanto potesse essere pesante l’isolamento in casa per i minori: si sentono rifiutati dalla famiglia, mentre per paradosso i loro familiari possono andare in giro”. “Io chiedo che si studi un provvedimento ad hoc per i bambini. Che si definisca una programmazione dei controlli, anche preventivi. E si attivino procedure per lo screening di massa della popolazione scolastica”.
La quarantena e le Asl che non funzionano bene
Le ultime linee guida del Ministero della Salute sui contatti stretti asintomatici identificati dalle Asl prevedono: “…un periodo di quarantena di 14 giorni dall’ultima esposizione oppure un periodo di quarantena di 10 giorni dall’ultima esposizione con un test antigenico o molecolare negativo effettuato il decimo giorno”.
Le precedenti disposizioni avevano stabilito il tampone intermedio “grazie al quale i bambini potevano fare una vita più normale”, interviene un’altra mamma, A.A., rappresentante del comitato dei genitori, dall”I.C. Laparelli’ a Torpignattara nella periferia della Capitale dove lo scorso 24 settembre “una terza elementare è stata messa in quarantena. I bambini sono stati sottoposti a doppio tampone. La classe è rientrata lunedì, ma ancora – denuncia – le insegnanti non hanno preso servizio perché la Asl non ha inviato la documentazione. Perché – chiosa – da quello che stiamo vivendo sulla nostra pelle l’allontanamento dalla ‘normalità’ dura quasi un mese”.
Le mamme chiedono più tamponi nelle scuole
“Un solo tampone a fine quarantena impone l’isolamento del ragazzo dal resto della famiglia per tutto il periodo – prosegue la mamma da Tor Pignattara – Ma è impensabile che un bambino piccolo stia isolato, io mi immolerei, metterei in salvo i fratelli altrove e lo mettermi in isolamento condiviso con me, correndo quindi il rischio di contagiarmi. Per quanto tu puoi limitarli come fai a non avere a non avere contatti con tuo figlio, tanto più se un bambino? Il punto è: Con più tamponi i bambini potrebbero fare una vita più normale e in caso di positività di piccolissimi, che è impossibile tenere isolati in una stanza, i familiari conviventi, ignari di essere stati a contatto diretto, si potrebbero mettere in auto-quarantena. In ogni caso – rileva – sarebbe utile estendere il tampone a tutta la famiglia perchè l’isolamento con i minori spesso non è materialmente possibile!”.
“La previsione nella circolare il 12/10/2020 lascia aperti molti interrogativi – conferma con attenzione giuridica la mamma della Balduina – Non si specifica né quali siano i criteri per optare fra le due alternative isolamento di 10 o 14 giorni, né chi deve effettuare la scelta: l’Asl? Il medico? Il privato cittadino? Qualora poi si ritenesse di seguire l’ipotesi dei 14 giorni senza tampone – rimarca – c’è il forte rischio che sfuggano al controllo una gran parte di casi asintomatici e che gli stessi, se si positivizzano a quarantena inoltrata, ritornino in collettività in una fase in cui sono ancora infettivi”.ù
Se gli asintomatici sfuggono a tutti i controlli?
Rischio ancora maggiore se il criterio viene applicato ai giovani, agli scolari, che in molti casi, a quanto si legge, sono asintomatici. Dunque “sfuggono al controllo. C’è il terzo punto delle raccomandazioni – prosegue R.M. – che, salvo casi specifici, esclude il tampone per i contatti di contatto stretto (quindi, nel nostro caso, per i familiari conviventi di ragazzi in quarantena)”. E per concludere vige la vaghezza anche sulla “raccomandazione al secondo punto, che prevede accessi ai test differenziati per i bambini, senza dare indicazioni precise di chi ne può fruire e di quali soggetti debbano individuare i suddetti percorsi”. Un messaggio rivolto direttamente alla ministra Azzolina, chiamato a concentrarsi su priorità diverse dai banchi a rotelle.