Maltempo, Rampelli: “Basta diktat ideologici: contro il dissesto idrogeologico, abbattere e ricostruire”

5 Ott 2020 14:21 - di Natalia Delfino
maltempo rampelli

Non slogan, ma visione strategica e coraggio. Anche per far fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici, insomma, bisogna uscire da mainstream e politicamente corretto e affrontare le questioni con cognizione di causa e senso pratico. Di fronte a quello che è successo in Italia per l’ondata di maltempo, Fabio Rampelli arriva al nodo del problema: il dissesto idrogeologico. E rileva la miopia sul tema. “Il Recovery Fund – spiega il vicepresidente della Camera – parla molto di green economy con ampio spazio dedicato all’energia. Il dissesto idrogeologico è appena accennato”.

Rampelli sul maltempo e i danni della cementificazione

”Sono ormai decenni – ha ricorda l’esponente di FdI, ospite della trasmissione di Rai3 Agorà – che ci battiamo per un gigantesco piano di demolizione e ricostruzione edilizia, per liberare fiumi e coste dalla cementificazione selvaggia che ha travolto il territorio italiano rendendolo ancora più fragile. Oggi, con i cambiamenti climatici, la mancanza di manutenzione e la penuria di risorse economiche trasferite ai Comuni e con lo smantellamento della Forestale – ha proseguito – ci troviamo davanti a un’emergenza senza precedenti che rende l’Italia la nazione dell’Ue con maggiore rischio idrogeologico”.

Ma il tema del dissesto idrogeologico non è pervenuto al governo

Eppure un’occasione di affrontare la questione del dissesto idrogeologico e dei danni provocati dal maltempo, ha chiarito Rampelli, ci sarebbe: il Recovery Fund. Ma, “almeno nella relazione che hanno trasmesso alle Camere – ha spiegato – parla molto di green economy, con ampio spazio dedicato all’energia. Il dissesto idrogeologico è appena accennato“. Per il vicepresidente della Camere, però, per poter realizzare un intervento davvero incisivo, bisogna anche sgomberare il campo da alcuni perniciosi atteggiamenti ideologici. “Occorre precisare – ha sottolineato – che, se s’intende fare le cose sul serio e in questa direzione, occorre arrestare l’ennesima crociata demagogica di certo ambientalismo salottiero per il ‘consumo di suolo zero’. Per delocalizzare le cubature e liberare corsi d’acqua e coste il territorio scadente va trasformato. Altrimenti – ha concluso Rampelli – si fanno solo petizioni di principio e non s’interviene mai sulle aberrazioni cumulate negli anni della speculazione selvaggia e dell’inurbamento”.

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