Mafia, la Lega scarica la Maraventano: aveva definito «coraggiosi» i boss del passato
«Lascio la Lega, accolgo la richiesta di Candiani, giusto così, io sono una persona seria». Alla fine ognuno per la sua strada. Del resto, il tema della lotta alla mafia è di quelli che non ammettono distrazioni, soste o ambiguità. Invece proprio lì è incredibilmente scivolata Angela Maravantano, antica leghista di Lampedusa, di cui l’ex-senatrice è stata anche sindaco. Un vero simbolo per quanti nel Carroccio hanno sempre sostenuto l’avventura salviniana dello sbarco al Sud. Almeno fino a sabato scorso, giorno dell’inopinato scivolone, complice anche la foga esibita sul palco di Catania dalla Maraventano nell’appassionata difesa del Capitano, giunto quello stesso giorno da imputato ai piedi dell’Etna per il caso della nave Gregoretti.
La Maraventano aderì al Carroccio ai tempi di Bossi
Probabilmente abusando della propria abilità dialettica, parola dopo parola l’ex-senatrice si era avventurata per un sentiero impraticabile. Per poi precipitare nel burrone dell’assurdo nel tentativo di districarsi in una pericolosa distinzione tra vecchia mafia autoctona e quella nuova d’importazione nigeriana, e dopo aver attribuito alla prima «sensibilità e coraggio». Un disastro. Di fronte al montare delle polemiche, la Maraventano ha tentato una difesa disperata, seguita dal lancio della spugna e dall’amaro saluto al sogno leghista: «Vado per la mia strada».
Il senatore Candiani: «Non le resta che dimettersi»
Un gesto obbligato, dopo le parole del segretario regionale Stefano Candiani. «Dal palco di Catania – aveva infatti detto il senatore – abbiamo ascoltato delle affermazioni che contengono dei profili di ambiguità che non sono in alcun modo scusabili politicamente e soprattutto in casa Lega. Le dimissioni rimangono l’unica scelta possibile per Maraventano». Un vero ordine di sfratto. Ma anche la spia della volontà di Salvini di stroncare sul nascere qualsiasi elemento di turbativa alla sua strategia di espansione al Sud, fosse anche un palese scivolone come quello di Catania. Tutto lascia pensare che l’espulsione (di fatto) della Maraventano sia destinato a fungere da deterrente per il futuro. Insomma, colpire uno per educarne cento.