Governo nel caos, i falchi vogliono chiudere, le colombe no. E Conte teme disordini sociali
Caos nel governo: e Conte vira in calcio d’angolo, sulla mini-stretta. Attaccato dal pressing degli intransigenti che vorrebbero chiudere tutto e subito. Chiuso in posizione di difesa rispetto alla popolazione civile, definita dallo stesso presidente del consiglio “stanca ed esasperata” al punto tale da vedere come imminente il pericolo di disordini sociali.
Caos nel governo: Conte frena falchi e colombe
Dunque, Conte frena. E si colloca esattamente a metà strada tra i falchi che vorrebbero un ulteriore giro di vite contro la movida e una morsa più stringente su orari e movida. E quelli che, pur riconoscendo l’emergenzialità della situazione pandemica, sostengono l’importanza cruciale di non penalizzare interi settori produttivi. Equidistanti dall’una e dall’latra posizione, molti degli italiani, spaventati dal virus come dalle sue possibili implicazioni economiche. Un magma indistinto di richiami e rimandi su cui incombe il fattore tempo con le sue mille variabili, rispetto al quale il premier è chiamato dai parlamentari, alleati e opposizione, a trovare una quadra. Una soluzione che al momento sembra attestarsi su una linea di mezzo.
Interminabile giro di consultazioni
Nel continuo rinvio da un giorno all’latro della ratifica dell’ultimo Dpcm, infatti, Conte procede per step. Il presidente del consiglio, prima ha riunito il Comitato tecnico-scientifico e i ministri Boccia (Affari regionali) e Speranza (Salute) al tavolo delle consultazioni. A cui è seguito il summit con la Protezione civile e il commissario Arcuri. Quindi, questa mattina il giro di consultazioni si è concluso con il confronto che ha coinvolto Regioni e Comuni. L’incontro governo-Regioni-enti locali sulle misure da introdurre per contenere l’emergenza coronavirus in vista del Dpcm in arrivo che ha chiuso il cerchio dei colloqui. Al vertice, convocato dal ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, partecipano anche il ministro della Salute, Roberto Speranza, il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, il ministro dei Trasporti, Paola De Micheli, e il ministro dell’Università, Gaetano Manfredi, oltre al commissario Domenico Arcuri e al capo della Protezione civile, Angelo Borrelli.
In mattinata l’incontro governo-Regioni-enti locali
Dunque, il premier si colloca prudentemente al centro. Così, dopo aver esortato tutti a evitare «fughe in avanti». Provato ad arginare il flusso delle indiscrezioni che «alimentano la confusione dei cittadini». Avoca a sé l’ultima parola: che si riserva di comunicare nel corso di una conferenza stampa prevista per oggi, in cui il presidente del consiglio presenterà e illustrerà tutte le novità introdotte dal nuovo Dpcm. Nel frattempo, però, insiste a fa r sapere che lockdown e varie forme di coprifuoco non rientrerebbero nella strategia dell’esecutivo giallorosso mirata a fronteggiare la seconda ondata dell’epidemia. Quelle in corso, insomma, sono ore di confronto aspro. Che chiudono giorni nessuna delle parti in causa ha risparmiato polemiche e recriminazioni al centro dello scontro.
Linea mediana di Conte. Ma urge trovare la quadra
Dunque, mentre il Cts continua a sottolineare al governo «l’esigenza di elevare al massimo l’attenzione sul rigoroso rispetto delle misure di prevenzione». Il Pd e il ministro della salute Speranza, spingono per un interventismo generalizzato. E gli italiani temono il virus quanto le chiusure, Conte continua a ripetere come un mantra: «Non siamo a marzo. Dobbiamo adottare scelte proporzionate e ponderate». Da qui, anticipa il Corriere della Sera, la decisione di adottare una posizione mediana. Una linea meno rigida. Perché: «La gente è stanca ed esasperata e c’è il rischio di disordini sociali». Ma trovare la quadra urge più che mai...