Esplode la rivolta dei sindaci contro Conte: «È solo un generale arroccato nel suo palazzo»

19 Ott 2020 11:45 - di Gianluca Corrente
rivolta dei sindaci

La rivolta dei sindaci contro il governo. «Diamo neri, abbiamo conversato tutta la notte sulla nostra chat». È il primo cittadino di Napoli, Luigi De Magistris, a spiegare a Radio Cusano lo stato d’animo dei sindaci d’Italia dopo il nuovo Dpcm per contenere il coronavirus. «Dopo 9 mesi di pandemia, ascoltare un premier che scarica la responsabilità su chi sta combattendo a mani nude, l’ho visto come un segno o di scarsa sensibilità o di resa. Conte dice che noi sindaci possiamo chiudere le piazze, le vie dalle 21, come se avessimo le risorse per farlo. Se un generale arroccato nel suo palazzo non si rende conto che i soldati sono allo stremo, senza armi, senza munizioni, un po’ di preoccupazione ci sta».

La rivolta dei sindaci, le parole di De Magistris

«L’effetto delle parole pronunciate dal presidente del Consiglio davanti a milioni di italiane e italiani», aggiunge De Magistris, «sarà quello di lasciare ancora una volta i sindaci con il cerino in mano. Lo Stato sceglie, quindi, di puntare il dito per nascondere quello che non si è fatto, in tante parti del Paese, per rafforzare la rete territoriale di sanità pubblica».

Decaro: il governo scarica le responsabilità

Sulla stessa linea Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente Anci. «Il governo ha voluto scaricare la responsabilità del coprifuoco sui sindaci. Non è possibile che siano i sindaci a chiudere le piazze e le vie della movida. I sindaci non possono controllare: per questo abbiamo preteso che sparisse dal testo del Dpcm la parola sindaco», afferma a The Breakfast Club su Radio Capital. «Non ci piacciono le ordinanze-spot: se non possono esserci controlli, la norma è priva di senso. È stata commessa una scorrettezza istituzionale, non parteciperemo più a riunioni di regia perché tanto la presenza dei sindaci è inutile».

Gori: «A chi competono le misure?»

La rivolta dei sindaci va al di là degli schieramenti. Anche il primo cittadino di Bergamo, Giorgio Gori, fa notare come «per chiudere una piazza con cinque vie d’accesso servono almeno 10 agenti. Chi li ha? Poi però – dice il Dpdm – bisogna consentire l’accesso agli esercizi commerciali e alle abitazioni. Come si controlla? E se la gente si sposta e si assembra nella via accanto? Inapplicabile. Nel testo definitivo è stato tolto il riferimento esplicito ai Sindaci che c’era nella bozza. Ma non si dice a chi competerebbero quelle misure: se ai Sindaci, ai Prefetti, ai Presidenti di Regione. Né con quali mezzi si possano attuare».

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