«Dirò sempre negro». La provocazione di Spirlì, assessore gay leghista, nemico della «lobby frocia»

1 Ott 2020 19:04 - di Valerio Falerni
Spirlì

Una botta micidiale al “politicamente corretto“. Che però non arriva (botta numero due) da esperti in gare di rutti e peti o da habituè delle sagre del pecoreccio. E neanche da un cultore dei film di Checco Zalone, ma da un intellettuale raffinato e libertario che per raccontare se stesso ha scritto il Diario di una vecchia checca. Si chiama Nino Spirlì ed è – ecco la botta che stende definitivamente i radical-chic ancora in piedi – assessore leghista nella giunta calabra guidata da Iole Santelli.

Fa parte della giunta calabrese guidata da Iole Santelli

La premessa era d’obbligo prima di rendicontarvi su quel che Spirlì si è fidato di dire nel corso di un convegno sull’egemonia culturale in quel di Catania. Allacciate le cinture e preparatevi al decollo. «Ci stanno cancellando le parole di bocca, come se dire “zingaro” sia già un giudizio negativo, “negro” è la stessa cosa. In calabrese dico niurio per dire negro, non c’è altro modo ». Così parlò il leghista di Taurianova. Solo pochi anni fa, quando il mondo era meno isterico e più normale, parole così sarebbero passate inosservate. Se infatti Iva Zanicchi ci allietava con Prendi questa mano, zingara, da sinistra era un cantautore duro e puro come Claudio Lolli a parlare di  zingari felici.

Spirlì è un raffinato intellettuale di estrazione liberale

Canzoni così oggi sarebbero vietate dalla censura, non dichiarata, ma ben attiva ed operante, del politically correct.  Un muro gommoso e dolciastro quasi impossibile da perforare con il ragionamento. Ma a volte c’è più forza argomentativa in una provocazione che nella logica. Così almeno avrà pensato Spirlì, allevato in una famiglia liberale, prima del suo pirotecnico finale. Eccolo: «Nessuno mi può venire a dire “non puoi dire che sei ricchione” per dire che sei “ricchione”, perché sei omofobo». Perciò, ha aggiunto, «guai a chi mi vuole impedire di usare la parola ricchione per dire che sei ricchione». La conclusione è da ola: «Non c’è cosa più brutta della lobby “frocia”, quella a cui dovrei appartenere io. Dirò “negro” e dirò “frocio” fino all’ultimo dei miei giorni».

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