Altaforte porta il Salone del Libro in Tribunale: al via la causa per l’esclusione dalla kermesse

15 Ott 2020 15:44 - di Federica Parbuoni
altaforte salone del libro

Si aprirà il 18 dicembre la causa civile intentata dalla casa editrice Altaforte contro il Salone del Libro di Torino, in relazione all’esclusione dall’edizione 2019 della kermesse per ragioni puramente ideologiche.

La censura politica contro la casa editrice

La partecipazione di Altaforte alla manifestazione, regolarmente formalizzata, prevedeva tra l’altro la presentazione del libro-intervista al leader della Lega Io sono Matteo Salvini, scritto dalla giornalista Chiara Giannini. Intorno all’evento e alla stessa Altaforte, però, furono sollevate polemiche politiche. Infine arrivò una vera e propria messa al bando della casa editrice, “colpevole” di avere un’impronta sovranista e di avere un editore vicino a CasaPound. Furono in particolare la Regione Piemonte e il Comune di Torino a formalizzare la richiesta di esclusione, dando quindi una copertura istituzionale a quella che da subito apparve come una grave forma di censura, con tanto di liste di proscrizioni stilate dall’allora membro del Cda Christian Raimo.

Altaforte fa causa al Salone del libro

Già a ridosso degli eventi, l’editore Francesco Polacchi annunciò la volontà di portare il caso in tribunale, alla luce dell’inadempimento contrattuale da parte del Salone a cui erano seguiti, come denunciato dalla casa editrice, pesanti riflessi economici negativi. In particolare, al centro della causa che si aprirà a dicembre ci sono la violazione delle normative contrattuali e la richiesta di risarcimento del danno.

Il legale: “Violata anche la libertà d’opinione”

Ma il caso di Altaforte, ha sottolineato dall’avvocato Gino Arnone, codifensore della casa editrice insieme a Maurizio Paniz, travalica i meri aspetti contrattuali. “La vicenda relativa all’inadempimento contrattuale del Salone – ha spiegato Arnone all’agenzia di stampa Adnkronos – restituisce un problema ben più grave. Quello della mancanza di pluralismo e libertà di opinione che sono – ha avvertito l’avvocato – condizione imprescindibile per un Paese civile, come affermato in Costituzione”.

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