Virus, Conte vuole prorogare lo stato di emergenza per governare a colpi di decreti

24 Set 2020 14:07 - di Redazione
stato di emergenza

L’appetito, si sa, vien mangiando. E a furia di governare a colpi di Dpcm senza l’ingombro dell’opposizione vien lo sfizio di continuare. E così le flebili vocine su un’eventuale proroga dello stato di emergenza, che appena si udivano qualche giorno fa, son diventate acuti tenorili. Circola pure la data: 31 dicembre. Salvo ulteriori proroghe, ovviamente. Quella attualmente in vigore scade il 15 ottobre. Nel frattempo, Conte e i suoi ministri continueranno a fare il bello e il cattivo tempo sfornando decreti in barba al Parlamento o a quel che ne resta. Ovviamente, la decisione – ove mai sarà concretamente adottata – poggerà sulle consuete previsioni scientifiche. Anzi, con l’occhio costantemente puntato sulla curva dei contagi.

Circola già la data del 31 dicembre

Allo stato, l’unica incertezza riguarderebbe il come. Secondo i bene informati, le alternative sarebbero tre. La prima circoscriverebbe a poche porzioni lo stato di emergenza. La seconda prevederebbe invece una mini-proroga di poche settimane del testo vigente. La terza, infine, confermerebbe lo stato di emergenza fino al 31 dicembre. L’impressione è che il governo si stia muovendo con i piedi di piombo. Teme la reazione del centrodestra e tenterà quindi di rimandare la decisione il più possibile. Forse fino alla settimana che precede il 15 ottobre. Se a quella data la situazione lo consentirà, non avremo più formalmente l’emergenza, ma il governo estenderà le singole misure. Vale a dire mascherine, telelavoro e distribuzione di farmaci agli assistiti.

Lo stato di emergenza attuale scade il 15 ottobre

Qualora, invece, i contagi salissero di poco, scatterebbe l’opzione numero due: mini-proroga dello stato di emergenza di due settimane o, al massimo, di un mese. È l’ipotesi più probabile. Infatti consentirebbe al governo di agire indisturbato sul fronte degli acquisti. Non solo di kit diagnostici e altre forniture sanitarie, ma anche degli ormai famigerati banchi monoposto che mancano ancora in diverse scuole. Chi invece punta diritto alla terza opzione sono i tecnici e i consiglieri del ministero della Salute. «Le chiacchiere stanno a zero – fanno sapere -. Oggi in Italia ci sono 350 casi più di ieri e bisogna seguire il trend».

 

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