Venezia, plebiscito per il centrodestra: Brugnaro rieletto sindaco al primo turno
Più facile, avrebbe cantato Lucio Battisti, «è respirare». In effetti, è stata proprio senza pathos e senza storia la riconferma di Luigi Brugnaro a sindaco di Venezia. Niente ballottaggio, ovviamente, e neppure lo sfizio di un avvincente testa a testa deciso sul fil di lana. A metà scrutinio, il suo avversario Pier Paolo Baretta era già costretto ad ammettere la sconfitta: in 166 sezioni scrutinate su 257 totali racimolava solo il 28,98 per cento contro il 55,49 del sindaco uscente (e rientrante). Tramonta così, mestamente, l’assalto del governo al Doge Brugnaro. Baretta, infatti, è sottosegretario in carica.
Brugnaro ha vinto con oltre il 55% dei voti
Dopo aver riconosciuto la vittoria di Brugnaro ha annunciato che resterà a condurre l’opposizione nel Consiglio comunale. Non a tempo pieno, si capisce. L’Italia ha bisogno ancora dei suoi preziosi servigi cosicché si dividerà tra la laguna e la Capitale. Una riedizione aggiornata e corretta del film Una poltrona per due trasformato nell’occasione nel suo esatto contrario. «Amarezza? Neanche tanta – è stato il commento a caldo dello sconfitto -. Ci abbiamo sperato ma l’abbiamo considerata sempre una battaglia molto dura». Si fosse fermato qui, il sottosegretario sarebbe stato impeccabile. Purtroppo (per lui), non ha resistito alla tentazione di aggiungere il predicozzo finale, rovinando tutto.
Sconfitto il sottosegretario Baretta
Secondo Baretta, infatti, Brugnaro non avrebbe ottenuto quel «risultato plebiscitario che era atteso». E questo perché «la nostra campagna elettorale è riuscita a contenerlo». Meno male, verrebbe da aggiungere. Non osiamo infatti immaginare dove sarebbe arrivato il sindaco se a sfidarlo non avesse provveduto un rivale tanto ben messo. Il successo di Brugnaro è evidente anche nella composizione del parlamentino veneziano. La sua lista è infatti nettamente la prima in assoluto con oltre il 32 per cento. La seconda, del Pd, è staccata di circa 13 punti. Nel centrodestra dei partiti rispettata la graduatoria nazionale: Lega al 12, FdI al 6,5 e FI al 2,5. Il M5S non va oltre il quattro per cento.