Stipendio doppio all’Inps, Tridico non si dimette. Di Maio e Travaglio si affannano a difenderlo
Nonostante la figuraccia e la conferma di quella richiesta, arrivata in piena emergenza Covid, ad aprile, di raddoppiarsi lo stipendio, il presidente dell’Inps Pasquale Tridico non si dimetterà. Non c’è nulla da chiarire, dice al Corriere della Sera il presidente dell’Inps: ”Ha già detto tutto il comunicato della direzione del personale dell’Inps”.
Sulla decorrenza dell’aumento dello stipendio, da 62 mila a 150 mila euro lordi, ”mancano i fatti”, dice Tridico, sostenendo che non c’è mai stata retroattività essendo diventato presidente del Consiglio d’amministrazione il 15 aprile scorso. Inoltre, nessuno nell’Inps ha mai disposto il pagamento di arretrati a suo favore. Chiusa la questione per Tridico, resta ”l’approfondimento” sulla vicenda richiesto dal premier Conte, al centro del quale ci sarà il verbale del consiglio di amministrazione Inps del 22 aprile in cui veniva approvata la delibera numero 2 sulla ‘Determinazione degli emolumenti del presidente, del vicepresidente e dei componenti del consiglio di amministrazione’.
Di Maio in difesa di Tridico
In ogni caso, a rasserenare Tridico ha contribuito solo la dichiarazione di Di Maio che in tv, a Che tempo che fa , ha detto di non aver perso la fiducia nel presidente dell’Inps. Tuttavia il presidente dell’Inps afferma di ”non ho parlato con nessuno”, pur essendo sicuramente rimasto in stretto contatto con la ministra Catalfo”. “Una cosa sarebbe stata discutere dell’aumento dello stipendio di Tridico un anno fa, un’altra è adesso. Faremo gli approfondimenti, ma questa cosa non mi fa perdere la fiducia nel presidente dell’Inps, né nel ministro Gualtieri né nel ministro Catalfo che seguono il dossier”, ha detto il ministro degli Esteri, alle prese con un ossequioso Fazio.
Travaglio e il Fatto in difesa dello stipendio d’oro
Già ieri “Il Fatto Quotidiano” si era impegnato in una malinconica difesa del presidente dell’Inps in quota grillina. Oggi il quotidiano di Marco Travaglio concede il bis con una paginata in ginocchio da Tridico, nel tentativo di dimostrare che in fin dei conti lui guadagna meno di altri.
“Tutti contro Tridico. Pronti a chiederne lo scalpo sperando magari di azzoppare anche il governo giallorosso. Perché le nubi che da un paio di giorni si addensano sul capo del presidente dell’Inps di cui il centrodestra invoca all’unisono le dimissioni, fanno finire sulla graticola anche il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo e il titolare dell’Economia Roberto Gualtieri, accusati di aver firmato ad agosto il decreto con cui è stato deciso l’aumento del suo compenso a 150 mila euro rispetto ai 103mila (più benefit però) del suo predecessore Tito Boeri…”. E da lì, una difesa d’ufficio dei giusti compensi chiesti e ottenuti da Tridico, nonostante le pessime dimostrazioni di efficienza date dall’Inps in questi mesi.
Il discorso che un manager importante debba prendere quella cifre altrimenti va al privato è una fesseria perché i nostri manager pubblici e privati non hanno saputo fare il loro mestiere e prendono laute prebende (banche fallite, inps in tilt ecc.). Il fatto che poi alcuni manager debbano porsi fra gli uomini e Dio è una cosa barbara, indegna di una società evoluta. Condivido quello che dicevano i grillini a parole e che poi hanno smentito con i fatti e cioè che li stipendio di un alto dirigente non deve superare 4 volte lo stipendio massimo di un impiegato funzionario a fine carriera. Cosa ci deve fare con tutti quei soldi? Non basta una vita agiata e la soddisfazione di un lavoro importante? Se non basta sono persone delle quali non ci si deve fidare e altre persone oneste si trovano sempre e certamente non inferiori alle capacità dei glillini.
Ecco perche’ credo che l’80% degli italiani dorme. Li freghi, li strapazzi, li bidoni, li metti in mezzo ad una strada, gli tagli i viveri, ecc. ecc. e sono tutti felici e contenti.
Avanti cosi’, e ne riparleremo.