Regionali, Rampelli: “Altro che pareggio. Il centrodestra governa in 15 Regioni e vince 1 a 0”

22 Set 2020 14:40 - di Luciana Delli Colli
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Non un pareggio, ma un netto “1 a 0 per il centrodestra”. Fabio Rampelli rimette il risultato delle regionali nella sua vera prospettiva, ricordando che “la partita non è finita 3 pari, diversamente da come dicono”. “Il centrodestra è unito ed è sempre andato compatto. In questo momento governa 15 regioni, su venti. Ed è un risultato importante che le ricostruzioni giornalistiche dovrebbero adeguatamente rappresentare”, ha sottolineato il vicepresidente della Camera, smontando la narrazione intorno al risultato del voto.

Regionali, Rampelli smonta la tesi del pareggio

“Abbiamo strappato una roccaforte rossa, le Marche, alla sinistra e confermato Veneto e Liguria con risultati imbarazzanti. Viceversa il centrosinistra conferma due uscenti, ma ne perde uno. Il governatore De Luca è al di là della destra e dalla sinistra, un politico istrionico, non associabile a un partito, che gode di un consenso trasversale cavalcando temi cardine della destra, come sicurezza e immigrazione“, ha commentato Rampelli, ospite di Uno Mattina. “Occorre aggiungere che la sinistra spesso ricorre a queste maliziose scorciatoie, presentando candidati post ideologici con immagini e contenuti vagamente di destra. Bonaccini ed Emiliano pescano a destra, non sono ascrivibili alla tradizionale storia post comunista”, ha aggiunto Rampelli, rimettendo le cose in ordine anche per quanto riguarda il referendum.

“Il M5S non può strumentalizzare il referendum”

Il referendum, ha avvertito il vicepresidente della Camera, “non può essere strumentalizzato dai 5 Stelle per tentare di oscurare la scomparsa elettorale”. Rampelli, inoltre, ha ricordato che “non è vero neppure che vi sia da parte del M5S un deficit territoriale, tutt’altro. Governano Roma e Torino, incalzarono il governatore Musumeci in Sicilia con risultati altissimi”. Per Rampelli, quindi, “la vittoria del sì è degli italiani che hanno espresso una volta ancora la volontà di modernizzare e riformare le istituzioni: elezione diretta del Capo dello Stato, fine del bicameralismo paritario”.

Il “chiaro ritorno al bipolarismo”

“Ma questo segnale non si può dissociare dai risultati elettorali che vedono un chiaro ritorno al bipolarismo e l’archiviazione definitiva di quel tripolarismo legato all’esplosione di quel movimento biodegradabile guidato dal comico Beppe Grillo. Questo indirizzo – ha proseguito – deve entrare nella modifica della legge elettorale, mentre il primo accordo tra Pd e M5S va in direzione opposta. E tenta di riesumare il vecchio sistema proporzionale della Prima Repubblica. A discapito dei cittadini che – ha concluso Rampelli – vorrebbero un’Italia normalizzata con una democrazia che gli consenta di scegliere esplicitamente da chi essere governati”.

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