Regionali, il Veneto dà il benservito al M5S: i grillini non eleggono neanche un consigliere

22 Set 2020 12:18 - di Federica Parbuoni
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Non solo la debacle dei candidati alla presidenza. Il M5S prende in Veneto uno schiaffo sonorissimo, forse simbolicamente il più sonoro di tutte le regionali: non elegge neanche un consigliere. Quando mancano solo 12 sezioni alla fine degli scrutini, ovvero a giochi praticamente fatti, infatti, la lista M5S è ferma al 2,7%, quindi sotto la soglia di sbarramento fissata al 3. Così neanche il candidato presidente Enrico Cappelletti, arrivato al 3,3%, entra in consiglio. Dunque, secondo l’ultima simulazione dell’Osservatorio elettorale del consiglio regionale veneto, alla coalizione che ha sostenuto Zaia andranno 41 posti in consiglio, a quella che ha sostenuto il candidato Pd, Arturo Lorenzoni, andranno 8 seggi. Zero, invece, al M5S.

M5S fuori dal Veneto, altro che vittoria al referendum…

Si tratta di un dato che da solo basterebbe a far cadere qualsiasi tentativo del M5S di nascondere la disfatta con il risultato del referendum. Lo stesso Cappelletti, commentando il voto, ci aveva provato, sostenendo che “abbiamo vinto con il referendum”. È quello che i vertici del Movimento, Luigi Di Maio in testa, stanno cercando di fare: spostare l’attenzione su quel voto per poter rivendicare un successo. Ma la tattica si scontra, oltre che con l’evidenza dei risultati, anche con le fortissime fibrillazioni interne, che ora esplodono con tutta la loro violenza.

La deblace alle regionali fa esplodere il M5S

Così, mentre i gruppi parlamentari di Camera, Senato e Bruxelles, diramo una nota ai limiti del ridicolo in cui sostengono che con l’esito del referendum “ha vinto la politica che riesce ad interpretare il sentimento popolare”, il M5S scoppia tra recriminazioni e accuse. Il deputato Giorgio Trizzino, per esempio, parla di “decimazione” e di candidati come “kamikaze”, lasciati soli e senza alcuna strategia politica alle spalle. È stato il capo staff di Virginia Raggi, Massimo Bugani, poi, a ricordare che “un movimento che in due anni ha perso praticamente 8 milioni di voti rispetto a quegli 11 milioni del famoso 33% del 2018 non ha purtroppo assolutamente nessun motivo per esultare oggi”.

I grillini alla resa dei conti

Un terremoto che, a quanto pare, nonostante le dichiarazioni di facciata, fa tremare tutti. E annuncia una imminente resa dei conti. Già giovedì alle 18, infatti, secondo quanto rivelato dall’agenzia di stampa Adnkronos, dovrebbe tenersi un’assemblea congiunta del M5S per fare il punto sugli Stati generali e sulla riorganizzazione del Movimento. I deputati si riuniranno nell’Auletta dei gruppi di Montecitorio, mentre i senatori saranno in un’Aula del Senato: le due sale saranno collegate via Zoom.

 

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