Pensioni, il governo è pronto a tagliare gli assegni: ecco quanto si perde con la sforbiciata
Pronti nuovi tagli sulle pensioni. Il governo discute su Quota 41 come misura di flessibilità per il dopo Quota 100. Secondo Il Messaggero, è proprio questa l’ipotesi su cui sta ragionando il governo giallorosso, con l’obiettivo di far andare i lavoratori in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dal livello di anzianità.
Pensioni, il vertice
Sarà proprio questo il tema dell’incontro in programma per mercoledì. Il vertice era inizialmente previsto per la scorsa settimana ma poi è stato rinviato per consentire ai tecnici di mettere a punto una serie di proposte da sottoporre ai sindacati per poi poterle valutare. Il viceministro dell’Economia, Antonio Misiani, proprio qualche giorno fa ha confermato che obiettivo del ministro Nunzia Catalfo e del governo, è quello di garantire una maggiore flessibilità in uscita. Che considerato l’avvicinarsi della scadenza di Quota 100 è tra le priorità del governo.
Superare lo scalone dei cinque anni
Ma come si potrà superare lo scalone di cinque anni che si formerà dal 2022, quando i lavoratori che non sono riusciti a maturare i requisiti per Quota 100 in tempo per il 31 dicembre 2021? E quindi dovranno attendere fino al compimento dei 67 anni per andare in pensione? Ci sono diversi ipotesi sul tavolo. I sindacati ritengono che chi ha 41 anni di contribuzione debba andare in pensione a prescindere dall’età. Oggi a questa opzione possono accedere solo i lavoratori precoci che all’età di 19 anni avevano almeno un anno di contributi versati. Su questa ipotesi M5S e Pd non sembrano del tutto convinti ma, rispetto alla chiusura dei mesi scorsi, sono pronti al dialogo.
I tagli
Ma l’ipotesi preferita dal governo, come scrive Money, è un’altra. Ovvero permettere l’anticipo della pensione di vecchiaia all’età di 62 anni prevedendo però un taglio dal 2,8% al 3% del montante contributivo per ogni anno di anticipo. In media, per chi sceglie di andare in pensione a 62 anni ci sarebbe una sforbiciata di circa il 5% della pensione di chi sceglie di anticipare l’uscita dal mondo del lavoro. Questa riforma interesserebbe circa 150mila persone all’anno.