Pensioni, ecco come evitare il papocchio del governo Conte e sfuggire al trappolone

28 Set 2020 18:32 - di Aldo Garcon
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Nel 2022 il governo è pronto ad archiviare Quota 100. La misura previdenziale delle pensioni voluta dalla Lega finirà in soffitta. Giuseppe Conte ha confermato l’intenzione di chiudere Quota 100 alla scadenza dei tre anni di sperimentazione. Il premier è stato chiaro, il rinnovo di Quota 100 «non è all’ordine del giorno». Parole che hanno gettato nel panico migliaia di lavoratori. L’unica possibilità per chi può è quella di tagliare la corda subito. E già dall’anno prossimo potrebbe esserci un’uscita di massa. Tutti in pensione. A cercare di andare subito in pensione ci sono quelli che conquisteranno le soglie richieste (38 anni di contributi e 62 di età) nel 2021 o negli ultimi mesi di quest’2020. Sono i nati tra il 1955 e il 1959.

Pensioni, le stime: 300mila uscite anticipate

Come scrive il Giornale, secondo le stime, potrebbero 300mila uscite anticipate. Il rischio maggiore che corrono è uno scalone di 5 anni (rimane in vigore l’età dei 67 anni per la vecchiaia come stabilito dalla Legge Fornero). Un vero e proprio incubo. Sindacati e governo stanno cercando di trovare una soluzione per evitarlo. Ma dagli studi e dalle previsioni qualsiasi ipotesi sarà meno vantaggiosa di quella che c’è oggi.

Pensioni, ecco le varie opzioni

Ecco quali sono le varie opzioni sulle pensioni e quanto si perde con la sforbiciata. La Nazione ha prospettato le varie ipotesi in campo. Quota 102: 38 anni di contributi e 64 di età. In sostanza si tratta di un’uscita di scena con una riduzione dell’importo percepito in rapporto agli anni di contribuzione in meno rispetto all’uscita tradizionale. Poi ci sono formule che contemplano penalizzazioni: dai 63 anni ma con 1-2% in meno per ogni anno mancante rispetto ai 67. Oppure dalla previsione di uscite differenziate in relazione al lavoro svolto (attività gravose come stabilite per l’Ape social).

I danni economici del Covid

Alla preoccupazione per la fine di  Quota 100, si devono aggiungere tutti i danni provocati dall’emergenza Covid. I lavoratori del settore privato che si ritrovano in cassa integrazione e hanno già compiuto sessant’anni non vedono l’ora di andare in pensione.

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