Meloni: «In Toscana e in Puglia il governo ha ricattato gli elettori con i soldi del Recovery Fund: non c’era partita…»

22 Set 2020 19:19 - di Adriana De Conto
Meloni

Il centrodestra continua a costruire un’alternativa. Il dato di fatto è che o 15 Regioni sono governate dal centrodestra. Il dato delle Marche è un dato straordinario. Il Guardian oggi titola sul fatto che Fdi strappa una roccaforte storicamente di sinistra all’attuale governo. Quindi nel resto del mondo quello che è accaduto ieri è una affermazione dell’opposizione e una sconfitta della maggioranza”. Così la leader di Fdi, Giorgia Meloni, ai microfoni di Porta a Porta. “Soltanto il centrodestra può costruire un governo fondato non sull’interesse ma sulla visione”. Una leader orgogliosa che oggi raccoglie il frutto di un lavoro faticoso improntato alla coerenza e alla correttezza.

Meloni: “Il governo ha usato il ricatto del Recovery Fund”

Ecco perché riserva due paroline di fuoco  al risultato della Puglia e della Toscana, dove il centrosinistra si è riconfermato. Con metodi che con la correttezza non hanno nulla a che fare. Certo, si rammarica la Meloni, lì la partita è stata viziata da metodi ricattatori. Come poteva FdI competere con queste armi?  “Ci sono dei territori in cui è più difficile imporsi, come Toscana e Puglia”, ha spiegato nel salotto di Bruno Vespa. “Qui non abbiamo neanche potuto competere ad armi pari visto che c’era un governo che girava in campagna elettorale dicendo che i soldi del Recovery Fund sarebbero arrivati solo se quei cittadini avessero votato bene”.

“Metodi con cui non si può competere”

“Per cui – è la la lettura della Meloni – abbiamo perso per otto punti che sono figli di queste dinamiche. Emiliano si è vantato per mesi che lo sostenevano 15 liste. Di quelle solo 3 hanno eletto un consigliere regionale, delle altre 12 almeno 8 non hanno fatto più dello 0,5%. Se si compongono 12 liste di persone che sanno che non verranno elette, i candidati di quelle liste servono a controllare il voto sul territorio. Su questi metodi qui non si poteva competere”, ha aggiunto.

“Il referendum non è una vittoria dei 5stelle”

Quindi il conduttore ha introdotto il tema referendario, con la vittoria del sì. “Il dato referendario è interessante. Non
può essere una vittoria dei 5Stelle – incalza – perché nelle Regioni che hanno votato anche per le regionali, il 9% di quelli che hanno votato sì hanno votato anche il M5S. Quindi non sono stati determinanti per il sì. Il dato del sì è un dato trasversale ai partiti, il dato del no è un dato che invece è afferibile ai 5 Stelle. Perché il loro tentativo di politicizzare il referendum ha portato un sacco di gente a votare
no nella speranza di mandare a casa il Governo”.

Meloni: “Non mi sono rassegnata”

Il governo giallorosso durerà? Giorgia Meloni non si arrende all’idea di proseguire con un esecutivo lontano anni luce dall’orientamento degli italiani. “La vera sfida sarà – se riusciremo a governare –  quella di dare per 5 anni agli italiani quello che abbiamo promesso e per fare questo c’è bisogno di unità. Non mi sono assegnata al fatto che si governi nel 2023 e non sono così convinta che il voto  rafforzi il governo”.

“Il M5S è diventato una lista civetta”

Così la leader di Fdi. “Noi abbiamo oggi un governo che è retto da una maggioranza all’interno della quale il partito di maggioranza è praticamente una lista civetta. Oltretutto all’interno del M5S ci sarà una resa dei conti presumo. Perchè non è sfuggito a me che il
presidente del Consiglio Conte ha tradito il Movimento e ha mandato i suoi menestrelli a fare le battaglie per il voto disgiunto al Pd. Io
penso che se nel M5S qualcuno ha ancora un po’ di ego la cosa non dovrebbe passare inosservata. Al M5S non interessa una crisi di
governo ma neanche l’estinzione”. Così la leader di Fdi, Giorgia Meloni, ha argomentato a Porta a Porta in un’analisi del voto a tutto tondo.

“Renzi, una mina vagante”

“Poi c’è Renzi che è un po’ sempre mina vagante, i suoi dati elettorali sono stati un po’ tragici, non ha interesse a una crisi di Governo”, è il ragionamento di Giorgia Meloni. “Ma non è una cosa che necessariamente si vuole. E’  qualcosa che può accadere sulla base del fatto che c’è troppo nervosismo e troppo bisogno da parte delle forze di coalizione di dividere per ottimizzare il consenso: e questo è un problema che il Governo avrà. Poi c’è anche un parlamento che si trova in difficoltà sul piano della legittimazione popolare”.

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