Lo sballo con l’antistaminico ha già fatto una vittima. Che cos’è il “Benadryl Challenge”
Ingerire un antistaminico fino allo sballo riprendendosi con lo smartphone. Ma c’è già un morto. È un’altra sfida fra i giovanissimi sui social ed è costata la vita a Chloe Phillips. Una ragazza di quindici anni di Oklahoma City (Usa), per una overdose da farmaco. La “Benadryl Challenge” consiste nel riprendersi mentre si assume il Benadryl, un farmaco antistaminico che, sempre smartphone alla mano, si continua a ingerire finché la sostanza inizia a provocare allucinazioni. Purtroppo però, in alcuni casi le conseguenze possono diventare tragiche. L’antistaminico ingerito ha infatti effetti collaterali: un dosaggio troppo alto può danneggiare, o fermare, il sistema cardiocircolatorio. A segnalarlo è l’Associazione nazionale Di.Te. (Dipendenze tecnologiche, Gap e Cyberbullismo).
L’antistaminico che dà le allucinazioni
Ma cosa porta i ragazzi a spingersi sempre oltre, superando ogni limite? «Non c’è una risposta univoca. La motivazione principale è, da un lato, la ricerca continua di modi per accaparrare visualizzazioni aumentando i propri follower. Una convinzione che, a detta loro, li porterà così ad accrescere la propria autostima basata sul riconoscimento sociale del web. D’altro canto, invece, è un modo per mettersi alla prova, per vedere fin dove riescono ad arrivare», premette Giuseppe Lavenia, psicologo, psicoterapeuta e presidente dell’Associazione nazionale Di.Te.
«Molti ragazzi si lasciano convincere a partecipare a queste challenge più per il timore di sentirsi rifiutati dal resto del gruppo che per la vera e propria voglia di sperimentare. Sicuramente è presente una fragilità profonda che li spinge a usare il proprio corpo a cui danno sempre meno valore, rischiando molte volte di mettere a rischio la vita. Non ultimo, non hanno ancora ben chiaro il senso del pericolo, che ‘matura’ intorno ai 20 anni», avverte Lavenia.
Cosa fare?
Cosa fare? «Ritrovare, con urgenza, il contatto profondo con i nostri figli e ritornare a essere una guida per loro. Per primi noi genitori, insieme alla scuola, dobbiamo informarci sulle challenge che circolano in rete. Dobbiamo giocare d’anticipo, così da poter essere in grado di proteggere i nostri ragazzi, aiutandoli a sviluppare una consapevolezza digitale che li possa aiutare a comprendere il senso del limite. Chiediamo ai ragazzi se sono a conoscenza dei rischi e dei pericoli, non lasciamoli da soli dietro a uno schermo. Interessiamoci alla loro vita online – conclude Lavenia – aiutiamoli ad attivare il pensiero critico e non stanchiamoci di invitarli a irrobustire l’empatia».