Lega, Cacciari a gamba tesa: «Zaia lontano dallo stile karaoke di Salvini, ma il Doge non sfiderà il Capitano»
Cacciari insiste: per lui il grande sconfitto delle ultime elezioni di domenica e lunedì scorsi è Matteo Salvini. questo l’assioma di base che il filosofo veneziano continua a ribadire in tv e sui giornali. Nelle ultime ore, inoltre, si spinge anche oltre. E sul tema del dibattito in corso aperto all’indomani del voto sul tema della leadership nel Carroccio, aggiunge: «La Lega ha di fronte un grandissimo problema. Quello che è successo al partito è molto interessante a livello politologico. La Lega ha scelto di essere un partito di destra nazionale. Il risultato negativo di Salvini e quello di Zaia però stanno a dimostrare che un nuovo partito di destra nazionale si deve costruire attorno ad una leadership moderata, borghese, educata: Zaia». Un’analisi tranchante, quella di Cacciari, intervenuto a gamba tesa sul tema anche dalle colonne de Il Giornale.
Cacciari: «Zaia lontano da stile karaoke Salvini ma non sfiderà suo leader»
Non solo. L’occasione di inserisi nel dibattito sulla leadership della Lega offre a Cacciari anche lo spunto di parlare su Il Giornale di quello che a sua detta è il «vero tema delle elezioni: il futuro della destra italiana». E partendo proprio dalla partecipazione leghista alla coalizione di Lega, Fdi e Fi, il filosofo afferma: «Piuttosto che Zaia voterei Salvini, che almeno non è democristiano. Ma le mie preferenze c’entrano nulla. Credo che il voto di un 5-6% di elettori del Pd sia andato a lui. Ha saputo mettere insieme interessi disparati ed è rassicurante. Il contrario di Salvini che invece spaventa», sostiene la voce critica della sinistra nell’intervista a Il Giornale, in merito al risultato in Veneto e al destino della Lega in generale.
«L’intuizione brillante di Salvini: capire che la Lega di Bossi era finita»
«È l’opzione di una destra che rappresenta il territorio – prosegue Cacciari parlando di Zaia – lontana dallo stile karaoke di Salvini. La Lega si trova davanti ad una scelta difficile. Salvini ha avuto un’intuizione brillante. Ha capito che la Lega di Bossi era finita. Che c’era un grande spazio per un partito di destra nazionale, e lo ha coperto facendo leva soprattutto sui temi della sicurezza e dell’immigrazione. Intuizione giusta, affrontata però – sottolinea da parte sua il filosofo – in una chiave populista, lepenista, antieuropeista». Un’angolazione chiaramente lontana dal pensiero politico di Cacciari, che non a caso la definisce «del tutto in dissonanza con la base sociale di una destra seria occidentale. Questa contraddizione doveva venire al pettine prima o poi. Se Salvini non si fosse suicidato l’estate scorsa e fosse rimasto al governo, magari sarebbe rimasta sullo sfondo. Ma gli errori che ha fatto dopo l’hanno resa evidente. E quindi adesso in campo c’è l’opzione della leadership di Zaia».
«La Lega si trova davanti ad una scelta difficile»
Eppure, secondo il politologo, il governatore veneto non avrà l’audacia di sfidare il suo leader. «Zaia non farà mai l’errore di sfidare Salvini. È la Lega in generale che deve prendere una decisione». Quindi, la funesta profezia sui destini del Carroccio, smentita nella realtà da voto e consenso popolare nelle piazze, registrati ancora una volta nei giorni dell’ultima campagna elettorale. «Non potrà andare avanti così a lungo – sostiene Cacciari – e lo dimostra la perdita al sud». Quindi, su Salvini il filosofo precisa: «Ha certamente sbagliato a fissare un’asticella troppo in alto, prima con l’Emilia Romagna e poi con la Toscana. Ma attenzione: il risultato della Lega in Toscana è stato eccezionale».