Il nuovo libro di Pennacchi: racconto gli anni ’50 a Latina tra emigrazione e Audrey Hepburn

30 Set 2020 16:47 - di Redazione
Antonio Pennacchi

Voglia di darsi da fare, di lavorare per cambiare e migliorarsi. Negli anni Cinquanta, rispetto ad oggi, c’era un desiderio più vivo di emanciparsi da una situazione di debolezza e povertà. La pensa così Antonio Pennacchi, premio Strega nel 2010 con ‘Canale Mussolini‘, (Mondadori), che racconta ora nel suo nuovo libro, ‘La strada del mare‘, appena uscito con la casa editrice di Segrate, gli anni Cinquanta attraverso le memorie della sua città, Latina.

Il paragone tra coronavirus e epidemia di asiatica

Un percorso con cui lo scrittore riassume in un certo senso anche la storia d’Italia di quel periodo. E che gli fa dire che, a differenza dei nostri anni, nel decennio che va dai Cinquanta ai Sessanta, ”c’era più voglia di lavorare’‘. ”Noi – racconta – oggi abbiamo il coronavirus, allora ci fu l’asiatica che fece 30mila morti. Si ammalò un sacco di gente, si ammalò quasi metà del popolo italiano”. Secondo Pennacchi, quella pandemia che si sviluppò tra il 1957 e il 1960, ”non fu tanto diversa da quello che stiamo vivendo oggi. Però allora l’impatto fu differente”.

Il libro sarà presentato il 3 ottobre

Insomma ”si ragionò in base al principio ‘a chi tocca tocca’, si andava a lavorare. Ecco c’era questo, c’era voglia di lavorare. C’era voglia di darsi da fare. Adesso c’è meno voglia di fare”, sottolinea Pennacchi che presenterà il suo libro a ‘Insieme Festival’ il 3 ottobre alle 18,30 all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Continuando sulla falsariga del confronto tra il passato e il presente, lo scrittore sottolinea che ”alcune cose sono simili, altre diverse. Se il nostro tempo è diverso da quello che descrivo lo giudicherà il lettore”.

Al centro del racconto la famiglia Peruzzi

Al centro del racconto c’è ancora, come nei libri precedenti, la famiglia Peruzzi rappresentata da tutti i suoi esponenti: Otello, Manrico, Accio, e tutti i figli e le figlie di Santapace Peruzzi e di ‘zio Benassi’. Giovani che crescono negli anni del boom economico, mentre l’antica Littoria diventa Latina e si sviluppa spingendosi fino alla costa grazie alla ‘strada del mare’ che legherà la città al promontorio del Circeo.

Gli anni del boom a Latina

La vicenda, argomenta Pennacchi, ”si inserisce tra quello che ho raccontato nel ‘Fasciocomunista’, ovvero il periodo a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, e quello che ho descritto nel ‘Canale Mussolini’ e nel ‘Canale Mussolini parte seconda’. Le vicende sono ambientate negli anni Cinquanta: al centro c’è la famiglia Peruzzi e c’è Latina che cresce: descrivo gli anni del boom, il passaggio dalla miseria, dalla disoccupazione e dall’emigrazione al lavoro e allo sviluppo”. Insomma, pagina dopo pagina, si familiarizza con la ”gente che è venuta dalla guerra, dall’emigrazione, dalla campagna le cui storie si incrociano anche con alcuni fatti avvenuti a Latina”, precisa lo scrittore.

Audrey Hepburn a Latina

Città che, racconta, ha ospitato anche pezzi da novanta come Audrey Hepburn, e John e Jacqueline Kennedy che, in alcuni casi, hanno legato la loro permanenza a vicende del tutto particolari. Vicende come quella che ha visto protagonista Audrey Hepburn la quale, dice Pennacchi, ”regalò il vestito da sposa a una delle cugine Peruzzi. Quando venne a girare ‘Vacanze Romane’ – ricorda Pennacchi – l’attrice era fidanzata con un inglese con il quale si doveva sposare. Si stava facendo preparare il vestito dalle sorelle Fontana. In Italia, però, si innamorò di Gregory Peck e non si sposò più con l’inglese. Allora regalò il vestito a una cugina, sor Alide, che aveva le sue stesse misure”. Dalle star di Hollywood alla ‘gente comune’ il passo è breve in una narrazione in cui la piccola e grande storia si sovrappongono. ”Racconto anche le storie – conclude Pennacchi – dei miei zii che emigrarono in Belgio così come il vissuto di tanti ex coloni che da Latina si trasferirono in Argentina, Brasile e Venezuela”.

 

 

 

 

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