Il grande bluff del Recovery Fund. Pedrizzi: “Solo 36 miliardi, niente a fondo perduto: è un debito e basta”

28 Set 2020 15:54 - di Marta Lima

“Dal programma Ngeu (Next Generetion Eu), il nuovo nome dell’ex Recovery Fund, che si prefigge di pilotare l’Europa al di fuori della crisi del coronavirus, appena reso noto, si ha conferma ufficialmente di quanto da tempo andiamo sostenendo e cioè che tutto quello che arriverà dall’Europa dovrà essere restituito”. Lo dichiara Riccardo Pedrizzi già Presidente della commissione finanze e tesoro del Senato.
“Nei giorni scorsi – prosegue Pedrizzi – la Commissione europea è stata autorizzata a reperire risorse fino a 750 milioni di euro sui
mercati dei capitali per conto dell’Unione europea. I fondi potranno essere utilizzati per fornire prestiti fino a 360 miliardi di euro e
”trasferimenti” fino a 390″.

“Per essere chiari, dei 750 miliardi di euro che l’Europa dà come pacchetto per la ripresa, metà sono trasferimenti (si tratta in effetti di sovvenzioni della comunità europea) e metà sono prestiti veri e propri. I prestiti verranno rimborsati dagli Stati membri e comunque sono un vero e proprio debito” spiega Pedrizzi.

Pedrizzi: “Gli Stati membri della Ue pagheranno anche i trasferimenti”

“I trasferimenti – aggiunge Pedrizzi – pure saranno rimborsati, ma con aumento sia dei contributi dei singoli stati rapportati al Pil nazionale e sia delle risorse proprie degli stessi Stati, attualmente parametrate ad una percentuale dell’Iva. Infatti il Consiglio europeo ha stabilito di riformare il sistema delle risorse proprie dell’Unione e di garantire che i rimborsi dei trasferimenti siano coperti da contributi basati sul reddito nazionale lordo degli Stati membri e da nuove risorse proprie dell’Ue. Dunque, pagheranno sempre gli Stati membri anche per i ‘trasferimenti'”.

“Per l’aumento delle risorse ci saranno in effetti, presumibilmente, più tasse, perché queste risorse possono derivare sia dagli aumenti delle tasse e delle relative aliquote, sia dai tagli di bilancio, che attualmente appaiono difficili da realizzare, anche se il ministro dell’Economia, Gualtieri ha già chiesto si singoli dicasteri di studiare al più presto i rispettivi tagli di bilancio” spiega Pedrizzi. “Inoltre si è avuta conferma del fatto che i trasferimenti, al netto dei rimborsi, ammonteranno a quasi 2 punti di Pil”.

La montagna partorirà un topolino di 36 miliardi di euro

Per l’Italia pertanto si tratterebbe di ricevere 36 miliardi di euro circa. Ma il dato ancora non è confermato e su di esso ci sono opinioni discordi sulla sua affidabilità”. Naturalmente, continua Pedrizzi, “i rimborsi avverranno con tempi dilatati rispetto all’afflusso delle risorse. Infatti mentre queste potranno essere erogate agli Stati entro la fine del 2026 i rimborsi potranno avvenire al più tardi entro il 31 dicembre 2058”. Questo, conclude l’ex Presidente della commissione finanze e tesoro del Senato, “è in effetti l’unico vantaggio complessivo dell’operazione che era partita dai predetti 750 miliardi. Insomma la montagna ha partorito un topolino”.

 

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