Delitto Vannini, in aula Ciontoli chiede perdono: “La colpa è solo mia, vivo nel rimorso dell’errore”
Sono entrati in camera di Consiglio i giudici della seconda corte di Assise di Appello per decidere la sentenza del processo d’Appello bis per l’omicidio di Marco Vannini, ucciso da un colpo di pistola nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015 mentre era a casa della fidanzata a Ladispoli, sul litorale romano. Il pg Vincenzo Saveriano lo scorso 16 settembre ha chiesto di condannare tutta la famiglia Ciontoli a 14 anni di reclusione per omicidio volontario; in subordine, l’accusa ha chiesto di ritenere i familiari di Antonio Ciontoli, che ferì a morte Vannini, responsabili di concorso anomalo in omicidio e di condannarli alla pena di 9 anni e 4 mesi di reclusione, ribadendo la richiesta dei 14 anni di reclusione per il capo famiglia Antonio.
Vannini, il pg: “La colpa di quel delitto è di tutta la famiglia”
Nelle sue repliche, questa mattina, il pg rivolgendosi ai giudici ha detto: ”La sentenza è già scritta, perché avete la sentenza della Cassazione e non potete non considerare la colpa di Antonio Ciontoli e dei suoi familiari, che hanno assecondato quello che voleva il capo famiglia. C’è quindi un concorso pieno di tutti, tutti sapevano che continuando col loro comportamento, non facendo nulla, Marco sarebbe morto”.
”Auspichiamo una sentenza giusta, non vogliamo denaro, vogliamo una sentenza conforme alla legge quale si aspetta il popolo italiano” ha detto l’avvocato Franco Coppi, insieme con Celestino Gnazi legale di parte civile per la famiglia Vannini. ”Antonio Ciontoli voleva nascondere lo sparo che aveva ferito Marco e non ha fatto nulla per impedire la sua morte – ha affermato Coppi in aula – lo stesso figlio di Ciontoli, Federico, giudica inconcepibile il comportamento del padre”.
La richiesta di perdono di Ciontoli
“Chiedo perdono per quello che ho commesso e anche per quello che non ho commesso. So di non essere la vittima ma il solo responsabile di questa tragedia”. Lo ha detto Antonio Ciontoli in dichiarazioni spontanee davanti alla seconda corte di Assise di Appello al processo d’Appello bis in cui è imputato per l’omicidio di Marco Vannini, ucciso da un colpo di pistola nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015 mentre era a casa della fidanzata a Ladispoli, sul litorale romano.
‘Sulla mia pelle sento quanto possa essere insopportabile, perché innaturale, dover sopportare la morte di un ragazzo di vent’anni,
bello come il sole e buono come il pane” ha aggiunto. ”Quando si spegneranno le luci su questa vicenda, rimarrà il dolore lacerante a
cui ho condannato chi ha amato Marco. Resterà il rimorso di quanto Marco è stato bello e di quanto avrebbe potuto esserlo ancora e che a
causa del mio errore non sarà. Marco è stato il mio irrecuperabile errore”.