Zingaretti telefona alla Lamorgese: “Stai serena, nessun rimpasto. Pieno appoggio al Viminale”

5 Ago 2020 17:01 - di Redazione

“Lunga e cordiale telefonata oggi fra il segretario del Pd Nicola Zingaretti e la ministra degli Interni Luciana Lamorgese“. L’ufficio stampa del Pd comunica ufficialmente l’ultima mossa del governatore del Lazio per mettere a tacere retroscena e rumors. “Il segretario – si legge nella nota – ha voluto ribadire alla ministra l’appoggio del Pd all’attività del Viminale. Soprattutto smentendo qualsiasi iniziativa o interessamento di Zingaretti per rimpasti o incarichi di governo”.

Zingaretti telefona alla Lamorgese: pieno appoggio

Una pezza a colori che rischia di essere peggio del buco. Il pieno appoggio alla ministra super partes non era rinviabile. Con la telefonata il segretario dem ha dovuto confermare il sostegno del Partito democratico all’inquilino del Viminale. Ma soprattutto rassicurarla che non c’è nessuna manovra del partito per defenestrarla. Tanto meno ci sarebbe la volontà del Zingaretti di subentrarle. Chiarimento necessario dopo il rincorrersi di rumors e sospetti suu piani segreti del governatore desaparecido del Lazio.

La svolta salviniana di Di Maio

Non è un mistero che il segretario dem da tempo lavori ai fianchi del governo Conte per logorare l’alleanza con i 5Stelle. Sempre più in debito d’ossigeno. Le ultime uscite di Luigi Di Maio sugli sbarchi non sono piaciute al fratello di Montalbano. Irritato dalla “svolta” salviniana del ministro degli Esteri di fronte alla bomba a orologeria dell’immigrazione. Che ha portato al collasso la Sicilia. “Così si rincorre la Lega”, dice Zingaretti ai suoi. Che non disdegna qualche ritocco nella squadra di Palazzo Chigi.  Ancora meno ha gradito la voce grossa di Conte che scopre l’emergenza e promette rigore e inflessibilità.

«Ma quale Viminale», spiegano fonti Pd alla Camera. “Sarebbe una strategia suicida da parte di Zingaretti lasciare la Regione Lazio, mandarla al voto con il rischio di consegnarla alla destra e pagarne, da segretario del Pd, il costo politico».

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