Veneto, Cacciari demolisce il Pd: «Zaia governa bene, voi no. Ecco perché perdete sempre»

21 Ago 2020 13:52 - di Alberto Consoli
Cacciari

Una lezione amara per il Pd arriva dal filosofo Massimo Cacciari. Intellettuale certo molto distante dalla posizioni del centrodestra, ma non per questo non meno critico con la sinistra. A cui da tempo tenta di indicare la rotta. Inutilmente. Il Pd si dimostra sordo e questo irrita a maggior ragione il filosofo. Prendiamo le elezioni regionali in Veneto. Regione di cui Cacciari, ex sindaco di Venezia, conosce bene realtà e mentalità. Sembra quasi che siano derubricate perché  tutti già sanno che Luca Zaia stravincerà.  Perché non c’è partita per nessuno?

Cacciari: «Il segreto di Zaia?…»

In un’intervista rilasciata al Fatto quotidiano chiedono a Cacciari proprio questo:  quale sia il segreto del governatore del Veneto, che da avversari e  non ha avuto il plauso sulla gestione del virus e non solo. Lui esplode, tanto la domanda è banale, a suo modo di vedere: “Ma quale segreto… la Lega è riuscita a radicarsi in modo forte in alcune regioni italiane del Nord. Non c’è nulla da stupirsi. È un lavoro che la impegna da 30 anni, mentre dall’altra parte non sono riusciti a fare lo stesso, ma con altre idee e strategie”.

“Chi si stupisce non capisce la storia”

Chi si stupisce del grande favore personale di Luca Zaia non sa molto di politica, spiega Cacciari. E non solo.  “Se ne stupisce chi non conosce la storia. Zaia non ha fatto altro che amministrare bene, lasciando fare agli altri. In Veneto stravincerà lui, non Salvini. E peggio per gli altri, a cominciare dagli inconsistenti Cinquestelle”. E pensare che il centrosinistra avrebbe avuto delle carte in mano, rammenta il professore, dando una lezione di politica al Pd che pure quella storia dovrebbe conoscere.  “Il centrosinistra ha miseramente perso la grande occasione alla fine degli anni ’90: al governo c’era D’Alema e Bossi aveva rotto con Berlusconi. Il centrodestra, a partire dal Veneto, aveva creato un movimento di sindaci con l’adesione di leghisti. Non attecchì perché non trovò una sponda a sinistra”. La Lega -spiega- ha cavalcato  il legittimo risentimento nordista verso le politiche fiscali e centralistiche: “Fece leva sulle partite Iva, mentre il centrosinistra divenne sempre più centralista, non capì, si oppose”.

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