O stato d’emergenza o referendum. Conte spieghi perché vuol farci votare con la mascherina

8 Ago 2020 13:33 - di Lando Chiarini
referendum

Qualche giorno fa, in un appello al Comitato promotore del referendum, il Partito radicale ha chiesto il rinvio della consultazione sul taglio del numero dei parlamentari alla luce della proroga dello stato d’emergenza. Un appello di buon senso di fronte al nonsenso del governo. Persino un bambino, infatti, s’accorgerebbe dell’assurdità della decisione di prorogare lo “stato d’eccezione” fino al 15 ottobre tenendo nel contempo le urne aperte il 20 e il 21 settembre. Una vera presa in giro. Tanto più che fu il medesimo governo a rinviare la medesima consultazione in nome della medesima emergenza. Un palese ed incomprensibile doppiopesismo che ora Conte deve spiegare.

Appello dei Radicali per spostare la data del referendum

Che cosa è cambiato da allora ad oggi? Che i reparti di terapia intensiva si sono svuotati? Che i decessi sono calati? Che stiamo quindi tornati alla normalità della vita pre-Covid? Bene, anzi benissimo. Ma allora perché prorogare lo stato d’emergenza? Il premier teme il ritorno del mostro? E allora perché non differire ad altra data le elezioni? Dalla logica si solito non si scappa. Non dovrebbe riuscivi neppure il presidente del Consiglio, benché impareggiabile a sgusciare via come una biscia dalle situazioni imbarazzanti. Ma gliela farà perché nessuno lo metterà di fronte alle proprie contraddizioni.

Il premier vuol resuscitare i Cinquestelle

Il referendum è uno di quei dossier da cui i leader si tengono alla larga. Non conviene mettersi di traverso pur sapendo che il relativo incasso elettorale andrà per intero ai Cinquestelle. Ed è il vero motivo per cui Conte vuol mandarci ai seggi in tutta fretta, muniti di mascherinaamuchina. Ma è anche il motivo per il quale al referendum è stata messa la mordacchia. Non ne parla nessuno. Già, hai visto mai che a spiegarlo bene qualcuno potrebbe ripensarci? Eppure l’opposizione avrebbe ogni interesse ad acutizzare i mal di pancia che sul tema tormentano il Pd. Non si tratta di scegliere tra il “” e il “no“, ma di battersi per affermare il diritto degli italiani di votare in tutta sicurezza e, possibilmente, bene informati. E scusate se è poco.

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