Mattarella ricorda i 50 anni delle Regioni: «Ok autonomia, ma salvaguardare l’unità nazionale»
Le Regioni hanno cinquant’anni e mostrano più d’una ruga. Gli enti nati per programmare, per decentrare e e per avvicinare le istituzioni ai cittadini si sono trasformati in altrettanti fortilizi, ciascuno geloso delle proprie competenze che rivendicano spesso e volentieri anche verso lo Stato. Ne abbiamo avuto prova durante i mesi caldi del coronavirus. Anche per questo, la cerimonia che ha ricordato l’evento al Quirinale non si è risolta in una sterile e retorica celebrazione. Tutt’altro: di fronte ai governatori e ai presidenti delle Province autonome, Mattarella non ha mancato di evidenziare la necessità di rettificare in più di un aspetto il difficile rapporto tra autorità centrale e Regioni.
Mattarella incontra i governatori
«Si avverte – ha detto in proposito Mattarella – la necessità di individuare, con maggiore precisione, sedi e procedure attraverso le quali il principio di leale collaborazione possa divenire sempre di più la cifra dei rapporti tra lo Stato, le Regioni e le autonomie locali».Il Presidente ha auspicato un clima di «confronto e cooperazione» e non più «di contrapposizione» con l’indirizzo politico statale. «Siamo in un momento – ha sottolineato – che richiede un’opera di aggiornamento della nozione stessa di regionalismo».
«No al neo-centralismo regionalista»
La prima esigenza sottolineata dal capo dello Stato è quella di disboscare la giungla delle competenze concorrenti. Materie, cioè, su cui legiferano sia lo Stato sia le Regioni. Un vero pateracchio creato dalla riforma del 2001, che ha creato un formidabile contenzioso davanti alla Corte Costituzionale. Una situazione di confusione istituzionale che non è sfuggita a Mattarella, che ha infatti sottolineato «l’insufficiente chiarezza delle norme costituzionali». Ma un rimedio, sono anche «una maggiore istituzionalizzazione» della Conferenza Stato-Regioni. Quel che è importante, ha aggiunto Mattarella, «è che non vi sia alcun centralismo: né statale né regionale». Infine, il progetto dell’autonomia rafforzata. Il Presidente lo definisce «idoneo a valorizzare specificità e capacità delle singole Regioni». Ma a precise condizione: salvaguardare «appieno le esigenze unitarie», i diritti di tutti «senza distinzione tra Nord e Sud».