«In tutti questi anni Grillo non s’è mai fatto vivo»: parla la figlia della coppia che morì nell’incidente

7 Ago 2020 16:20 - di Redazione
Grillo

“In tutti questi anni non si è mai fatto vivo”. Parola di Cristina Giberti. Nel mirino Beppe Grillo. Che 39 anni fa alla guida della sua chevrolet causò la morte dei suoi genitori e del fratellino di 9 anni. Tutti e tre vittime dello schianto sulla roccia del fuoristrada guidato dal fondatore dei 5Stelle. Che precipitò nel primo tratto dell’Alta Via del Sale a Limone Piemonte.

“In tutti questi anni Grillo non  si è mai fatto vivo”

Era il 7 dicembre del 1981. Nell’incidente Grillo riuscì miracolosamente a salvarsi. Uscendo dalla vettura poco prima che l’auto si schiantasse. Gli altri tre passeggeri e amici del comico morirono sul colpo. L’ex calciatore del Genoa Renzo Giberti, la moglie Rossana e il figlio di 9 anni. Dopo 39 anni per la prima volta Cristina si è recata nel luogo della tragedia. La donna, costretta a vivere orfana dall’età di 7 anni, ha posto una targa accanto alla lapide installata all’epoca dell’incidente. Lo ha fatto in occasione della rimozione dei resti dell’auto decisa dal sindaco alcune settimane fa. Per motivi di sicurezza – ha spiegato il primo cittadino – e per una questione morale. “Quello non è un trofeo da mostrare ai turisti. Bisogna avere rispetto, e pena, per le persone coinvolte”. La carcassa della jeep verrà trasportata a valle e Grillo pagherà le spese. Cristina con grande forza d’animo ha assistito alle operazioni di recupero durate circa 5 ora. E ha sistemato una targa. “Cari mamma, papà e Francesco”,  ha scritto. “Il destino vi ha portati via troppo presto. Qui, dove avete passato gli ultimi istanti della vostra vita, lascio un messaggio di amore eterno. Sarete sempre i miei angeli. Proteggeteci. Vi porterò sempre con me. La vostra Cristina”.

“Gli avrei solo parlato, è stato l’ultimo a vederli”

Il dolore resta forte e il ricordo non si sbiadisce. Anche se il leader pentastellato ha fatto di tutto per rimuovere dalla sua memoria quel macigno. Che pesa sulla sua coscienza. Cristina non cita mai Grillo per nome e cognome. Lo definisce “l’uomo che guidava la macchina”.  E aggiunge: “In tutti questi anni non si è mai fatto vivo. Non voglio dargli una colpa. Anche se sicuramente avrà qualche colpa. Gli avrei solo parlato. E’ stato l’ultimo a vederli”. Per l’incidente Grillo fu assolto in primo grado. Poi condannato per omicidio plurimo colposo, in Appello (’85) e Cassazione (’88), a 14 mesi con sospensione condizionale della pena.

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