Bufera su Beppe Grillo, costretto a rimuovere l’auto con cui provocò la morte di tre persone

21 Lug 2020 10:55 - di Lucio Meo

Quarant’anni fa Beppe Grillo fu protagonista di un clamoroso incidente d’auto a Limone Piemonte, in provincia di Cunero, nel quale morirono tre persone, tra cui un bambino. Era il il 7 dicembre 1981 e il comico, considerato responsabile, fu condannato in via definitiva per omicidio plurimo colposo. Oggi quella storia torna d’attualità.

La dimenticanza di Beppe Grillo…

A distanza di tanti anni, il rottame di quell’auto è ancora lì. “Quel rottame   non è un trofeo da mostrare ai turisti. Tanti continuano a fermarsi, per scattare fotografie come fosse un’attrazione. Invece bisogna avere rispetto delle persone che sono decedute in quella tragedia. Proverò a contattare Beppe Grillo, per collaborare insieme, trovare una soluzione condivisa e rimuovere definitivamente i resti del veicolo”, ha tuonato ieri il sindaco di Limone Piemonte Massimo Riberi. Che dopo un appello pubblico ha ricevuto la disponibilità, da parte del fondatore del M5S, a partecipare alle spese di rimozione dei resti del veicolo, diventati oggetto di interesse turistico.

Oggi Beppe Grillo, già nella bufera per il listino prezzi delle sue interviste, è di nuovo al centro delle cronache per il suo interesse tardivo, molto tardivo, agli aspetti ambientali e sociali di quell’incidente. Il suo fuoristrada Chevrolet precipitò in un burrone ai primi chilometri della Via del Sale Limone-Monesi. Morirono tre persone: Renzo Giberti, 45 anni, la moglie Rossana Quartapelle, 33, il figlio Francesco, un bambino di 9.

Perché fu condannato il comico

Il veicolo, sei chilometri dopo “Quota 1400” vicino al confine con la Francia, scivolò su un lastrone di ghiaccio e cadde in un burrone profondo ottanta metri. Grillo si salvò gettandosi fuori dall’abitacolo prima che l’auto cadesse nel vuoto e, contuso e in stato di shock, riuscì a chiamare i soccorsi. Tre dei suoi amici rimasti nell’auto persero la vita. Per Grillo scattò l’incriminazione per omicidio plurimo colposo.

Nell’ottobre 1982 la perizia ordinata dal giudice istruttore suggerì che Grillo era colpevole di non aver fatto scendere i suoi passeggeri prima di affrontare il tratto di strada più pericoloso. Nel processo di primo grado Grillo fu assolto per insufficienza di prove. In appello fu condannato per omicidio colposo, dovuto ad incidente stradale, a quattordici mesi di reclusione con il beneficio della condizionale e della non iscrizione. La condanna fu resa definitiva dalla IV sezione penale della Cassazione.

L’auto oggetto di “cannibali”

L’auto, peraltro, era stata cannibalizzata dopo l’incidente. “Ora è rimasto soltanto un piccolo cumulo di rottami, tuttavia visibili a un centinaio di metri dalla strada. Niente di personale con Beppe Grillo, capisco che sia difficile per lui ricordare, ma ritengo che vadano rimossi per sempre, mettendo la parola fine a quella terribile vicenda”.

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