Giovani nel mirino per minimizzare i focolai dei migranti. Sileri ci mette una pezza: «Non sono untori»
Una campagna di criminalizzazione dei giovani, che sembrano la causa di tutti i mali derivanti dal coronavirus. È evidente che ci sia un intento anche politico, costruito ad arte per minimizzare la portata dei focolai causati dall’arrivo dei migranti. Il viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri, evidentemente se n’è reso conto, la cosa non può reggere a lungo. E ci mette una pezza-
Sileri: «Fuorviante etichettare i giovani come untori»
Per quanto riguarda la questione discoteche, dice, «etichettare i giovani come possibili untori è sbagliato e fuorviante. Loro hanno fatto dei sacrifici come tutti quindi io credo che sia giusto che si divertano. Ma devono capire che devono farlo con responsabilità». Lo scrive sulla sua pagina facebook. E coglie l’occasione per invitare tutti a scaricare la app Immuni per avvalersi, con responsabilità, del diritto a riprendere il proprio stile di vita.
La situazione delle discoteche
«Immaginiamo la situazione in cui si scopra un caso in un locale. Il gestore sarà obbligato a chiudere per la difficoltà a rintracciare tutte le persone presenti. Oltre al fatto che sarà estremamente difficile risalire ai partecipanti in tempi rapidi affinché non si creino focolai satellite», ipotizza Sileri. «In questo senso l’app Immuni non è “una”tutela ma “la” tutela che permette ai giovani, alle loro famiglie e ai gestori di locali di continuare le loro attività all’insegna della prevenzione. Ripeto il mio invito a scaricarla a prescindere dall’età perché la ripresa del nostro stile di vita è un diritto ma è un dovere farlo con responsabilità».
Sileri aveva minimizzato sui migranti
Proprio lui, però, aveva pochi giorni fa minimizzato sui migranti. «Sono preoccupato per coloro che tornano dallevacanze. I casi di contagio riguardano più queste persone che non i migranti che vengono controllati e quarantenati». Sileri aveva ribadito la necessità di prestare «massima attenzione» ai migranti, che «devono essere testati» e «controllati perché non devono fuggire. Ma – sottolinea – sono più preoccupato dei casi che arrivano in business class».