Virus, dimessi con licenza di infettare: in Romania oltre 600 positivi lasciano gli ospedali
Al tempo del coronavirus accade di tutto. Persino che più di 600 persone risultate positive al Covid-19 lascino indisturbati gli ospedali approfittando di un vuoto legislativo. Non siamo in Italia, dove di tali “vuoti” beneficiano spesso i detenuti, ma in Romania. A rendere noto l’incredibile caso, il ministro della Sanità, Nelu Tataru. E proprio nel giorno in cui il Paese ha registrato un aumento record dei nuovi casi, con 614 contagi in 24 ore. In totale, ha detto, ammontano a 624 i «pazienti che hanno chiesto di tornare a casa». E che ora rischiano di trasmettere il virus dal momento che le autorità non dispongono più di alcun mezzo per costringerli all’isolamento.
Sentenza della Corte Costituzionale crea vuoto legislativo
Alla base di tutto c’è una sentenza della Corte Costituzionale, secondo la quale il ricovero in ospedale di persone asintomatiche o che presentano sintomi lievi di Covid-19, nonché il confinamento, «violano i diritti fondamentali» e non possono essere imposti da un semplice decreto del governo. Com’è facile immaginare, la decisione della Corte Costituzionale di Bucarest ha lasciato basiti i cittadini, abituati a ragionare per sintesi pragmatiche e non certo ricorrendo a finezze giuridiche. Tanto più che anche la Romania ha dovuto sopportare i disagi dovuti alle misure di quarantena, di profilassi personali e di distanziamento sociale.
In Romania carenza di medici e infermieri
La sentenza della Corte Costituzionale fa ora ripiombare tutti nella preoccupazione. Soprattutto quella di ritornare nella fase acuta dell’emergenza sanitaria. Finora la Romania ha contato circa 31mila contagiati. Poco meno di 21mila, invece, le persone guarite. I morti sono stati 7896 mentre i contagiati ancora attivi sono circa ottomila. A far paura, però, è la situazione del sistema sanitario. A preoccupare non è solo la mancanza di attrezzature e di infrastrutture sanitarie adeguate, ma la carenza di medici e infermieri. Come è accaduto negli altri Paesi dell’Est ex-comunista, molti sanitari hanno abbandonato la Romania in cerca di luoghi dove la professione è meglio retribuita.