Si dice “la” Covid e non “il” Covid. E non usate la parola “lockdown” . La Crusca spiega il perché

2 Lug 2020 10:03 - di Liliana Giobbi
lockdown

Coronavirus e lockdown. In questi mesi di emergenza molti sono i termini venuti fuori, molti dei quali erano pressoché sconosciuti a gran parte degli italiani. Ora si discute su come pronunciarli e qual è il modo corrtetto di usarli. La prima sorpresa è che si dice “la” Covid e non “il” Covid. Questo perché si tratta di una malattia. La “sentenza” arriva dal professore Claudio Marazzini, appena rieletto presidente dell’Accademia della Crusca per il terzo mandato.

Covid, lockdown e la Crusca

«In Francia, ad esempio, con una precisa pronuncia dell’Accademia francese, è stato detto esplicitamente che il sostantivo Covid è di genere femminile. In Italia – spiega Marazzini all’Adnkronos – la Crusca non si è pronunciata ufficialmente anche se tra noi accademici ne abbiamo discusso e il dibattito continua».

Ma se s’intende il morbo…

«Non c’è dubbio, tuttavia, che quando ci si riferisce alla Covid in quanto tale, quindi, alla malattia, si debba declinare al femminile. Alcuni accademici fanno, però, osservare che se si intende il morbo può essere corretto usare l’articolo al maschile».

Lockdown? Usiamo il termine italiano

«Lockdown? No, meglio usare l’italianissimo “confinamento”, seguendo in ciò l’esempio degli spagnoli e dei francesi», aggiunge Marazzini. «Lockdown è un prestito integrale dall’angloamericano – spiega – che ricorda il confinamento di prigionieri nelle loro celle per un periodo prolungato di tempo. Solitamente come misura di sicurezza a seguito di disordini».

Le misure di contenimento

«In piena pandemia da coronavirus, la parola lockdown è stata impiegata specificamente per indicare le misure di contenimento. Misure messe in atto prima nella provincia cinese di Hubei, poi in Italia, in Europa e negli altri paesi colpiti dalla pandemia. E la sua diffusione è apparsa difficile da frenare anche da noi».

L’esempio degli spagnoli e dei francesi

«In Italia nessuno è stato pronto a fornire alternative valide a questo termine angloamericano, neanche l’Accademia della Crusca»,  ammette il presidente Marazzini. « Con il senno di poi, se potessi riscrivere la storia, direi che sarebbe il caso di seguire gli spagnoli e i francesi che hanno fatto ricorso correttamente a una parola che ha le proprie radici nelle lingue romanze: confinamento».

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