Rampelli: “Bruxelles in ritardo sui tempi. Rivedere i trattati europei che penalizzano l’Italia”
La retorica trionfalistica e l’eurosbornia non piacciono a Fabio Rampelli. Sono fuori luogo visti i ritardi di intervento di Bruxelles. “E” vero che il Recovey Fund era l’unica vera fonte di sussidio per l’Italia. Ma abbiamo sempre chiesto che vi fosse un intervento convincente dell’Europa”, spiega il vicepresidente della Camera dai microfoni di Radio anch’io. Pur apprezzando l’insistenza con la quale il premier ha cercato di strappare le condizioni migliori possibili, la lentezza dei tempi è inaccettabile.
Rampelli: l’Europa in ritardo sui tempi
“Sono trascorsi 5 mesi dall’inizio di questa terribile crisi. Non solo sanitaria. Che ha messo in ginocchio diversi segmenti della nostra economia. Ci saremmo aspettati uno stanziamento di almeno 1000 miliardi e una rapidità di emissione in sintonia con la drammaticità della situazione. La questione dei tempi d’intervento è dirimente. E su questo l’Europa ha bisogno di riformarsi e non di pretendere riforme dagli Stati membri perché intervenire con questi tempi è inaccettabile. Se chiami i vigili del fuoco perché ti sta bruciando casa il loro arrivo deve essere tempestivo altrimenti diventa inutile”.
Il debito pubblico non può essere l’unico parametro
La vera priorità è la riforma dei trattari europei. “Non possiamo accettare che il debito pubblico, letto insieme al Pil, sia l’unico parametro su cui si esprima un giudizio sulla solidità delle economie nazionali. L’Italia ha certamente un debito pubblico esorbitante non ripagato dal Pil, ma la sua ricchezza e il suo risparmio valgono dieci volte il debito. Altre nazioni hanno un debito più contenuto, ma non altrettanto garantito. Gli attuali parametri europei non sono equilibrati, per questo e per molti altri motivi. Di fatto non sono equi e penalizzano l’Italia”.