Le Sardine corrono in aiuto del Pd: «Rieccoci». E si autocelebrano senza nemmeno arrossire

9 Lug 2020 10:37 - di Giorgio Sigona
sardine

Rieccole, le Sardine. Con il loro linguaggio un po’ patetico e l’illusione di essere i salvatori della patria. O meglio, del mondo intero. Rassicurano gli italiani (che in verità hanno ben altro a cui pensare) che non si sono dileguate. Sono pronti a tornare in piazza, in vista delle prossime regionali. Perché qualcuno ha bisogno di loro. E quel qualcuno è notoriamente il Pd.

L’annuncio del ritorno delle Sardine

«È molto probabile che, tra poco, lanceremo un tour elettorale, politico», annunciano in pompa magna, manco fossero i nuovi rivoluzionari del Millennio. «Un tour delle Sardine, che attraversi tutte le regioni in cui si va al voto». Presenteranno, dicono, una forma politica  diversa, come è successo qui in Emilia Romagna».

Santori fa l’autocelebrazione

«Continuiamo quello che abbiamo sempre fatto», afferma il leader delle Sardine, Mattia Santori, durante la conferenza stampa di presentazione, a Bologna. Un progetto per coltivare la memoria della strage del 2 agosto 1980. «Ricordo a tutti che siamo stati la prima forza politica non partitica a tornare in piazza il 16 maggio con l’evento delle 6mila piantine», aggiunge autocelebrandosi.

«Le Sardine non sono scomparse»

«Perciò la retorica sulla nostra scomparsa, quella degli ultimi arrivati, non è corretta. Abbiamo sempre continuato a fare quello che abbiamo iniziato a Bologna e in Emilia-Romagna. Adesso lo portiamo in giro per l’Italia». Sulle comunali di Bologna, Santori ancora non si sbilancia: «Sono ancora lontane», risponde. «Solo negli ultimi giorni abbiamo lanciato tre progetti diversi. Per noi adesso è una data lontanissima».

La scritta Black Lives Matter

Intanto il Movimento “6000 sardine di Rimini2” lancia l’appuntamento per scrivere e colorare “Black Lives Matter” in dimensioni giganti di fronta alla fontana dei Quattro cavalli. Il riferimento è – tanto per accodarsi – all’onda lunga creatasi dopo la morte di George Floyd. «Una scritta non cambierà il mondo ma almeno farà capire che, in mezzo a tanta indifferenza, c’è ancora una politica pronta a metterci la faccia». C’è da chiedersi se sappiano che qualcuno dubita ci sia – oltre la faccia – anche la strumentalizzazione. E molta.

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