I partigiani si abbuffano di pastasciutta per festeggiare la caduta del fascismo

25 Lug 2020 16:39 - di Marta Lima

Come in “Miseria e nobiltà” di Totò (nella foto una scena famosissima), ma con una venatura di grande malinconia, più che di ironia, i partigiani italiani (o coloro che ancora si definiscono tali) oggi si sono dati appuntamento davanti alla pastasciutta per una grande abbuffata. Festeggiano, in tutta Italia, la caduta di Benito Mussolini. Pensate un po’.

Una cosa attuale, si fa per dire, un evento di riconciliazione, si fa ancora per dire, avvenimento peraltro foriero di eventi poco dignitosi e violenti, come l’arrivo di Badoglio. Il 25 luglio del 1943 il Gran Consiglio del fascismo decise la deposizione di Benito Mussolini e la caduta del Governo Fascista dopo 21 anni, l’arresto di Mussolini e la conseguente nomina da parte del re di un nuovo capo del Governo nel Maresciallo dell’esercito Pietro Badoglio.

ANCHE quest’anno il 25 luglio l’Anpi celebra questo “evento”, che di fatto segnò l’inizio della guerra civile,  con la “pastasciutta antifascista” nelle piazze di tutta Italia. Ma perché proprio la pastasciutta?

La pastasciutta, il fascismo e i partigiani

La tradizione è legata all’iniziativa della famiglia Cervi, che decise di festeggiare l’arresto e la deposizione di Mussolini preparando chili di pasta, burro e formaggio da distribuire per le strade di Campegine. “Rinnoviamo la gioia per il regime caduto mangiando pastasciutta  tante piazze e dando vita, idealmente, a un’unica piazza: l’Italia, che ripudia il fascismo e il razzismo e dice un sì forte, corale e diffuso alla Costituzione e alla democrazia nate dalla Resistenza”, scrive l’associazione dei partigiani. Iniziativa che in alcuni comuni ha però scatenato polemiche.

A Luni il sindaco litiga con i cittadini

L’idea del sindaco del comune di Luni, nello spezzino, è stata quella di patrocinare un evento di festeggiamento del 25 luglio. Ma in tanti hanno avuto da ridire ritenendo “inopportuna” la pubblicazione della locandina sulla pagine istituzionale del Comune. “Non è con le pastasciutte che si scrive la storia – ha commentato Elio Gentili sui giornali locali – il ventennio fascista deve rimanere materia di studio come tutti gli altri periodi storici, senza paletti, pregiudizi e divieti, non deve essere utilizzato per bassi motivi elettorali e discriminatori. A 75 anni dalla morte di Mussolini l’antifascismo rimane un patetico sodalizio di nostalgici oppositori…”. Dalla memoria corta, peraltro, visti i crimini commessi.

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