Bologna, l’avvocato di Carola Rackete si candida a sindaco. Odia la destra ed è una fan delle Sardine

7 Lug 2020 14:51 - di Michele Pezza
Rackete

Anti-salviniana come pochi e attivista gay quanto basta. In più ha tutelato in sede civile Carola Rackete, la tedesca “capitana” della Sea Watch, al cui comandò entrò di prepotenza in un porto italiano speronando una motovedetta della Finanza. Insomma, alla sinistra manca solo il “cosa vuoi di più dalla vita?” di un famoso Amaro prima di candidarla a sindaco di Bologna. Parliamo di Cathy La Torre, siciliana trapiantata sotto la città delle Due Torri, nome ricorrente nelle frequenti polemiche “da e verso” l’universo Lgtb. C’è una foto che la immortala accanto a Monica Cirinnà con addosso una maglietta con scritto (font Polizia) Frociaria di Stato.

Cathy La Torre è un’icona dell’attivismo Lgtb

Ancora lei ribaltò il famoso motto storaciano indossando una t-shirt dal messaggio inequivocabile: «Meglio frocio che fascista». E difese sui social la ragazza che prima del decollo si era scattata un selfie con il medio alzato all’indirizzo di Matteo Salvini che le dormiva accanto. Ma sarebbe ingiusto non ricordare anche che dal 2011 al 2016 La Torre è stata consigliere comunale sotto le insegne di Leu. Anche per questo, oltre che per la Rackete, ora prova a spiccare il volo per conquistare la poltrona più alta di Palazzo D’Accursio. Un obiettivo, il suo, tutt’altro che impossibile. Forte dello slogan Tutta tua la città, Cathy è intenzionata a girare per Bologna per raccogliere i suggerimenti dei cittadini. «La vera sfida – ha detto a Repubblica – per me è conoscere quello che mi è lontano. Per esempio sono curiosa di sapere perché tanta gente a Bologna ha votato Lega o Fratelli d’Italia».

Ha tutelato la Rackete in sede civile

Politicamente, l’avvocata della Rackete può rivelarsi la vera novità della sinistra. Vanta infatti buoni rapporti con il Pd (è amica della emergente Elly Schlein), e flirtra anche con le Sardine, che proprio qui sono nate. Insomma, metterebbe d’accordo un po’ tutti. Meno forse l’apparato del Pd, quello allevato dalla vecchia scuola comunista, la “Ditta, per dirla con Bersani.  Li scalpitano Alberto Aitini e Matteo Lepore, due esponenti della giunta in carica. Ma in pole c’è anche il rettore dell’Università Francesco Ubertini. La Torre, però, punta ad ottenere le primarie di coalizione per pesare i voti. Segno che ha già capito tutto.

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