Zona rossa, Conte faccia a faccia con la pm per 3 ore. Esercito pronto a bloccare tutto, perché fu fermato?

12 Giu 2020 15:34 - di Vittoria Belmonte

E’ durata circa tre ore l’audizione del premier Giuseppe Conte a Palazzo Chigi con la pm di Bergamo Maria Cristina Rota (nella foto al suo arrivo a Palazzo Chigi), sulla mancata istituzione della zona rossa a Nembro e Alzano Lombardo. Il magistrato ha poi sentito i ministri Roberto Speranza e Luciana Lamorgese, giunti attorno alle 12.45 a Palazzo Chigi. Il presidente del Consiglio è stato audito come persona informata dei fatti, così come il ministro della Salute e la responsabile dell’Interno.

Conte: ho agito in scienza e coscienza

“Ho agito in scienza e coscienza”, ha ripetuto Conte ai giornalisti parlando della mancata zona rossa. E nei retroscena si sottolinea l’irritazione di Palazzo Chigi per un’inchiesta – al momento senza indagati -che getta un’ombra sulla kermesse degli Stati generali dell’economia che debuttano domani.

Il 5 marzo esercito pronto ai posti di blocco, ma l’ordine rientrò

Ma il premier dovrà convincere la Procura di Bergamo di non avere commesso errori fatali su una serie di questioni. Dal 3 marzo si conosceva la situazione di Alzano e Nembro. L’Istituto superiore di sanità aveva suggerito la zona rossa. Già dal pomeriggio del 5 marzo quasi 400 uomini delle forze dell’ordine e dell’esercito attendono in zona l’ordine di blindare tutto. Ordine che però non arriva. Solo la sera dell’8 marzo si stabilirà di far diventare tutta la Lombardia zona arancione ma senza la chiusura delle fabbriche in Val Seriana. Chiusura che arriverà solo il 22 marzo.

Il focolaio di Alzano scoperto il 22 febbraio

Eppure la gravità della situazione era già nota a fine febbraio. Il 22 febbraio ad Alzano si fanno i primi tamponi. Si scopre che c’è un focolaio. Ma il pronto soccorso, in un primo momento chiuso, viene riaperto. E questo è errore che grava sui vertici della Lombardia.

Gori, Zingaretti e Sala contro gli allarmismi sul Covid in Lombardia

Il 27 febbraio il contagio vola, ma Giorgio Gori, sindaco di Bergamo del Pd, fa un messaggio su Fb per dire basta allarmismi e racconta che porterà la moglie a cena in un famoso ristorante della città. Zingaretti va a Milano per l’aperitivo anti-panico. Al coro contro gli allarmismi si unisce Sala.
Il 28 febbraio la confindustria di Bergamo diffonde il video “Bergamo is running”. In pratiuca non si fa nulla finché non è l’Iss a dire: fate la zona rossa in Val Seriana. Ma siamo ormai ai primi di marzo. Il focolaio è diventato un incendio.

Perché la sera del 5 marzo viene fermato l’esercito

La sera del 5 marzo tuttavia l’esercito, come da ricostruzione di Fausto Biloslavo sul Giornale, ha avuto disposizioni per blindare la zona della Bergamasca ma tre giorni dopo l’ordine rientra.Il Viminale comunica che non se ne fa nulla, che l’emergenza è rientrata.  Cos’è accaduto? Il governo ha ceduto alle pressioni degli industriali che non volevano la chiusura delle fabbriche? Sono questi i punti da chiarire.

La campagna contro la Lombardia

E va aggiunto che proprio a metà marzo comincia una campagna contro la Regione Lombardia individuata come capro espiatorio per il mancato contenimento del contagio sul suo territorio. Un polverone per coprire le responsabilità del governo?
Eppure fin dal 3 marzo Giulio Gallera chiedeva la zona rossa per Alzano e Nembro. Ma di più: nella prima zona rossa della Lombardia, quella del Lodigiano, la Regione voleva includere 22 Comuni. Il governo non accettò la proposta e i Comuni blindati furono dieci. Un’interlocuzione tra Lombardia e governo subito difficile, dunque, fin dall’inizio. Altre ombre su cui l’inchiesta di Bergamo dovrà fare definitivamente luce.
 

 

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  • Annalisa Santini 12 Giugno 2020

    Comunisti ladri e assassini