Roma, il liceo Talete nella bufera per l’accusa di discriminare le ragazze. Ma non è vero, solo fango

12 Giu 2020 15:26 - di Elsa Corsini

Nei giorni scorsi il liceo Talete, uno dei più prestigiosi della Capitale, è stato oggetto di una autentica campagna di fango, rimbalzata sulle cronache nazionali. Ad aprire il caso Repubblica, seguita da La Stampa in un crescendo di processo mediatico. Oggetto della polemica: la presunta discriminazione di genere avvenuta nella costituzioni delle prime classi.

Talete nel fango, accusato di sessismo

L’accusa è che nella formazione della classe  I M (percorso matematico) gli studenti saranno ammessi secondo una “percentuale di genere non per casualità, ma per scelta dell’istituto”. Scelta discriminatoria, quasi misogina, si lascia intendere. Ma la realtà è un’altra. Con una circolare del 22 maggio l’istituto comunica alle famiglie che, per l’impossibilità di svolgere i consueti test di ingresso a causa del covid, per gli ultimi studenti a pari merito si sarebbe provveduto a un sorteggio. Realizzato “in modo proporzionale alla percentuale di domande. Maschi 70%, femmine 30%”. Tutto qui.

Tanto è bastato per gridare alla discriminazione rosa. In realtà, come spiega il direttore dell’Ufficio scolastico regionale,  “il tetto del 30% è stato messo proprio per evitare una sotto-rappresentanza femminile”. A scatenare la tempesta è stata la mamma di una ragazza esclusa. Che ha scomodato Mila Spicola, insegnante ed ex responsabile scuola del Pd. Che non ha perso tempo nel denunciare il rischio della “segregazione professionale delle donne. In particolare nel settore scientifico”. In casi come questi – dice la Spicola – “bisogna esigere ed ottenere una classe in più, a maggior ragione in tempi in cui si prevedono numeri ridotti per ragioni di sicurezza”.

L’intervento del ministro Azzolina

Il caso cresce con tanto di intervento del ministro dell’Istruzione Azzolina. Che forse farebbe meglio a indirizzare il suo tempo e le sue energie altrove. Visto il disastro che ha generato nel pianeta scuola. Con continui annunci e marce indietro nelle settimane di didattica a distanza. Da viale Trastevere fanno sapere che si attiveranno per una soluzione che “non  discrimini le studentesse”. Cosa fare? La formazione, in extremis, di una nuova classe aggiuntiva per il percorso matematico. Cosa che puntualmente avviene.

I docenti del Talete fanno quadrato intorno al preside. E insieme decidono di costituire una seconda classe. Dove naturalmente è inclusa la studentessa rimasta fuori. Insieme agli altri 45 studenti che hanno presentato la domanda. La stampa “politicamente corretta” grida alla vittoria. Segno che la campagna contro il Talete è vissuta come una pugna ideologica. Risultato: verranno formate due classi di liceo Matematico. La nuova circolare del liceo capitolino spiega che il prossimo anno “per motivi straordinari, in deroga a quanto precedentemente deciso, si formeranno due classi, anziché una sola, di Liceo Matematico. Consentendo di accogliere tutte le domande presentate”.

Il preside: metodo trasparente e condiviso

Al termine della vicenda, che ha visto il liceo finire sulle pagine dei grandi quotidiani, il preside Alberto Cataneo si racconta. E sottolinea che nel suo liceo “i valori dell’inclusione e della parità di genere sono stati e saranno sempre rispettati. E promossi”. Poi rivendica di aver in modo corretto, “trasparente e condiviso”. L’intento, messo sotto accusa dal mainstream e dalla sinistra, è “stato quello di garantire una presenza sicura delle ragazze proporzionale al numero di richieste”. “Abbiamo pensato a una graduatoria, favorendo coloro che erano in possesso della legge 104. Dando un punteggio in più per chi avesse fratelli e sorelle nella stessa sezione. E poi per i pari merito abbiamo introdotto il sorteggio. I cui criteri per accedere (70% ragazzi, 30% ragazze in proporzione al numero di richieste pervenute) sono emersi da un dibattito di organi collegiali. “L’anno scorso – aggiunge il preside – eravamo intorno al 28% di percentuale femminile, quest’anno siamo cresciuti (il 32% circa)”.

Commenti

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  • Marco Ierovante. 12 Giugno 2020

    Finalmente qualcuno che nello scrivere su questa vicenda almeno si è degnato di ascoltare chi aveva a che fare con questa storia, invece che gettare accuse infamanti difendendo diritti sacrosanti che, in realta, poco avevano a che fare con la questione.