Palamara, il Pg della Cassazione chiede il processo disciplinare per lui e altri 9 magistrati

25 Giu 2020 16:19 - di Redazione

Rischiano anche provvedimenti disciplinari dieci magistrati travolti dal caso Palamara fra cui lo stesso ex-presidente dell’Anm ed ex-consigliere del Csm.

La Procura Generale della Corte di Cassazione ha, infatti, concluso la prima fase dell’istruttoria disciplinare a carico dei magistrati coinvolti nella vicenda Palamara.

E ha chiesto il processo alla sezione disciplinare del Csm per i 10 magistrati, relativamente all’incontro avvenuto in un albergo di Roma.

Nel corso di quell’incontro si discusse di nomine giudiziarie. In particolare di quelle ai vertici delle principali Procure italiane.
Una camera di compensazione dove si decideva chi doveva andare a ricoprire determinati ruoli. Non su base meritocratica o di anzianità. Ma, piuttosto, secondo la logica dell’appartenenza a questa o a quella corrente. O della vicinanza a questo o a quel partito.

È stato il Procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi, ex-collega di Palamara alla Procura di Roma e fratello del parlamentare del Pd, Cesare Salvi, ad annunciare, in conferenza stampa, l’iniziativa contro i 10 magistrati.

Un atto dovuto visto quanto emerso dalle chat nell’inchiesta di Perugia su Palamara.

Il giudizio disciplinare è stato chiesto da Salvi oltre che per Luca Palamara, anche per i 5 ex-togati del Csm dimissionari lo scorso anno, Antonio Lepre, Luigi Spina, Corrado Cartoni, Gianluigi Morlini e Paolo Criscuoli, Cosimo Ferri, l’ex-pm romano Stefano Fava, l’ex-pm della Dna, Cesare Sirignano più due magistrati segretari del Csm, per uno dei quali la richiesta di giudizio disciplinare era già stata avanzata.

Per la posizione di Cosimo Ferri, magistrato in aspettativa, fedelissimo di Matteo Renzi e deputato di Iv, “abbiamo chiesto alla sezione disciplinare del Csm di chiedere l’autorizzazione a usare le conversazioni intercettate alla Camera’’, ha svelato il Pg della Cassazione, Giovanni Salvi, in conferenza stampa.

Ma la vicenda è tutt’altro che conclusa.
La Procura generale della Cassazione, ha spiegato Salvi, sta ancora lavorando all’esame delle chat contenute nel telefono cellulare di Palamara.

“Non è possibile parlare di numeri e nomi, neanche nei prossimi giorni. Il lavoro deve essere completato – ha precisato Salvi. – E non ci può essere alcuna anticipazione fino a quando le persone coinvolte non avranno avuto la notificazione dei provvedimenti’’.

Tra i punti contestati ai magistrati per i quali è stato chiesto il procedimento disciplinare vi è quello dell’interferenza nell’esercizio dell’attività del Consiglio superiore della magistratura “. Proprio in relazione all’incontro in un albergo romano per discutere di nomine ai vertici delle principali procure italiane.

“L’elemento sta nel fatto che le scelte venivano esposte in relazione a condotte, richieste o temute, rispetto a posizioni processuali per favorire qualcuno o danneggiare qualcun altro”, ha spiegato Salvi.

Per il Procuratore generale della Cassazione la vicenda nata dall’inchiesta di Perugia “ha segnato un punto di non ritorno. Quello che è successo è irreversibile”.

“L’impatto sull’opinione pubblica è stato pessimo – ha sottolineato Salvi. Ma – assicura – c’è un gran desiderio di voltare pagina”.

In teoria è così. Ma, in pratica, una certa parte della magistratura si rifiuta ancora categoricamente di accettare l’unica soluzione che può, in futuro, impedire deviazioni come quelle avvenute nel caso Palamara. E, cioè, il sorteggio dei magistrati nelle cariche del Csm.

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