Lucarelli all’attacco di De Donno: il dottore del plasma vuole prendersi Mantova in coppia con Salvini

27 Giu 2020 14:32 - di Adele Sirocchi
Giuseppe De Donno

Selvaggia Lucarelli ha preso di mira Giuseppe De Donno, il dottore paladino della cura al plasma anti-Covid all’ospedale di Mantova. Già a metà maggio aveva pubblicato uno scambio di battute con De Donno facendolo passare per un mitomane, ridicolizzando una sua battuta su Sanremo. Sempre in quell’occasione Selvaggia Lucarelli aveva svelato quale fosse in realtà la sua preoccupazione principale: che De Donno scendesse in politica, ovviamente non nel campo del Pd. Una scelta talmente inaccettabile per l’opinionista del Fatto da tornarci sopra anche oggi.

L’articolo di Selvaggia Lucarelli contro De Donno

Ecco cosa scrive Selvaggia Lucarelli: “Spinto da Matteo Salvini, ha intenzione di candidarsi a sindaco di Mantova con una lista civica. In questo modo Matteo Salvini, il cui scopo è quello di far fuori il sindaco Pd Mattia Palazzi, avrà sostanzialmente due candidati che remeranno dalla stessa parte: il leghista Stefano Rossi e Giuseppe De Donno. Che si sosterranno al ballottaggio. De Donno, “l’umile medico di campagna” come ama definirsi, è già sicuro di vincere e va dicendo (non è una boutade) che coinvolgerà il Vaticano e la Presidenza della Repubblica nella sua campagna elettorale, oltre che il suo popolo social“. Un articolo infarcito di “si dice” e “gira voce che”, senza alcuna pezza d’appoggio concreta. Se non la convinzione che De Donno ce l’ha col Pd. “Ed è proprio col Pd che ce l’ha a morte – scrive Lucarelli – Pd reo di non averlo osannato abbastanza: “Il mondo intero mi ha premiato. Mantova mi ha ignorato!”, ha scritto ieri De Donno in un post rivolto all’attuale sindaco di Mantova Mattia Palazzi“.

Eppure proprio ieri nel post citato Giuseppe De Donno ribadiva che la sua professione medica è incompatibile col ruolo di sindaco. Ma secondo la Lucarelli lui ambirebbe a un incarico addirittura vicino al governatore Fontana e sta facendo una campagna personale per supportare la propria carriera politica. Una campagna per ora immaginaria contro la quale Il Fatto ha già schierato la sua penna più velenosa.

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