L’Oms: “Il Coronavirus sembra la Spagnola. La seconda ondata fu la peggiore”

26 Giu 2020 17:51 - di Laura Ferrari

“Sembra che tutto sia finito ma non è così. Bisogna evitare la seconda ondata come quella della Spagnola”. Sono le parole di Ranieri Guerra, vicedirettore generale – Iniziative strategiche dell’Oms, intervenuto ad Agorà. “Il virus si trasmette attraverso un contatto interpersonale che ha due dimensioni: la vicinanza fisica e la durata della vicinanza. Non ci si infetta passando vicino ad una persona positiva, ci si infetta se si interagisce con la persona positiva a distanza ravvicinata per 20-30 secondi continui, se questa persona tossisce o starnutisce. Sembra che tutto quanto sia finito, ma non è così”, dice Guerra.

“Il paragone va fatto con la Spagnola”

“Io guardo i fatti e i fatti mi dicono che il genoma virale è ancora lo stesso. I fatti mi dicono che l’andamento di un’epidemia come questa è ampiamente previsto: si sta comportando come avevamo ipotizzato. C’è una discesa che coincide con l’estate”, prosegue.

“Il paragone purtroppo va fatto con la Spagnola, che ebbe lo stesso andamento del Covid. Andò giù d’estate per riprendere ferocemente a settembre-ottobre e uccise 50 milioni di persone nella seconda ondata. Questo è ciò che non vogliamo vedere. Le terapie intensive si sono svuotate come era previsto che accadesse. Ora non vogliamo che si riempiano di nuovo con la stagione invernale”, dice ancora.

Le analogie della Spagnola col Covid

In soli 18 mesi l’influenza contagiò almeno un terzo della popolazione mondiale. Le stime sul numero dei morti variano enormemente, da 20 a 50 o addirittura 100 milioni di vittime. Se la cifra più alta fosse attendibile, la pandemia del 1918 avrebbe ucciso più persone di quante ne abbiano uccise, insieme, le due guerre mondiali. Stando ad alcune stime, la pandemia ebbe un tasso di letalità stimato compreso tra il 2% e il 10% (l’influenza stagionale ha un tasso di letalità pari, in media, allo 0,1%). Gli epidemiologi discutono ancora oggi delle sue origini esatte, ma in molti concordano nel dire che sia stato il risultato di una mutazione genetica, forse avvenuta in Cina.

La seconda ondata in Italia: da luglio a ottobre

Nel settembre 1918 l’epidemia era pronta a entrare nella sua fase più letale. È stato calcolato che le 13 settimane tra settembre e dicembre 1918 costituirono il periodo più intenso, con il maggior tributo di vite. In Italia la fase più aggressiva si verificò tra luglio e ottobre di quell’anno, quando si ammalarono anche tremila persone al giorno.

Commenti

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  • Marrica 26 Giugno 2020

    E basta col terrorismo basato solo su ipotesi tutte da verificare