Feltri via dall’Ordine: «Rifiuto il tribunale comunista. E non mi pento del titolo sulla Gretina»
“Il dado è tratto. Mi sono dimesso dal Disordine dei giornalisti, perché lo ritengo indegno di avermi tra i suoi iscritti. Esso mi ha perseguitato per anni avvolgendomi in una nuvola di fumus persecutionis…”. Inizia così l’editoriale di questa mattina, su Libero, di Vittorio Feltri, il giorno dopo la sua decisione di abbandonare l’Ordine dei Giornalisti. Che a suo avviso si è trasformato in un tribunale speciale si stampo stalinista.
“Mi ha accusato perfino di aver composto titoli sgraditi ignorando, per sottolineare la sua cultura giornalistica, che il direttore editoriale, quale io sono, fa un altro mestiere e non è perseguibile per i contenuti di un quotidiano, esistendo un direttore responsabile cui per contratto e per legge spetta il controllo di ciò che viene stampato. Questo per dirvi a quale livello sono coloro chiamati a giudicare la correttezza dell’operato dei colleghi”.
Feltri e il politicamente scorretto
Il giornalista, che spesso ha fatto discutere per i suoi titoli provocatori, anche recentemente, su quell’assurda rivalsa postuma della sinistra su Indro Montanelli. “L’ente inutile e dannoso si è dato un codice deontologico che si propone di fare la guerra al vocabolario e anche ai concetti che non coincidono con il conformismo progressista dilagante. Io rifiuto questo stile becero e fascista o, meglio, comunista e me ne vado per i fatti miei, non voglio più avere che fare con un tribunale speciale pronto a colpire gli eretici. La mia scelta non mi impedirà di esprimere opinioni da libero cittadino e di esercitare le funzioni di direttore editoriale. Non vedevo l’ora di uscire dalla mefitica prigione in cui ero recluso da 51 anni. Da notare: lo scorso anno l’Ordine mi assegnò la medaglia d’oro per aver dato lustro alla professione…”.
La difesa di Indro Montanelli
Feltri ricorda le varie “persecuzioni” di cui è stato oggetto, su vari temi. “Feci notare: Indro Montanelli era stato in consiglio di amministrazione della Fiorentina calcio e Enzo Biagi in quello del Bologna. Fui assolto. Poi mi incolparono per la pubblicità di cui ero testimonial per una casa di moda. Documentai che il mio compenso era stato devoluto in beneficienza. Altra assoluzione. Poi il caso Boffo. Fui sospeso ingiustamente per tre mesi. Si dà un caso: Boffo è scomparso mentre io sono ancora qui a litigare coi miei censori. Vi risparmio altri episodi grotteschi”.
VITTORIO FELTRI CON LA MAGLIETTA IN DIFESA DI MASSIMO BOSSETTI
Feltri non si pente di nulla, neanche di quei titoli che hanno fatto arrabbiare la sinistra ambientalista.
“Cito un titolo di Libero: Vieni avanti Gretina. Altro procedimento contro di me benché, ripeto, la pubblicazione del “delitto” sia dipesa non da me bensì dal direttore responsabile. Ovvio, a questo punto preferisco abbandonare questa gabbia di incompetenti. Alla mia età, 77 anni, si sopporta tutto tranne le persone moleste che mi prefiggo di denunciare non appena la vicenda si sarà conclusa. Per me non cambia nulla. Rimango direttore editoriale e consigliere di amministrazione, i miei articoli di cittadino con l’esigenza di esprimere le proprie opinioni, se saranno accettati dal direttore, usciranno. Viva l’Atalanta, abbasso l’Ordine”.
Concordo pienamente con Lei, egregio direttore Feltri: basta con i “radical chic”, meglio conosciuti come “buonisti progressisti lacche’ del potere”…E a proposito di liberi professionisti, desidero citare un pensiero del grande Rudolf Steiner che mi pare abbia molta attinenza con le Sue recenti dimissioni dall’Odg: “Essere liberi significa essere in grado di pensare i propri pensieri – non solo i pensieri del corpo o della società, ma i pensieri generati dal proprio io più profondo, più originale, più essenziale e spirituale, la propria individualità.” (VALBER47i)
Caro Vittorio, ti seguirò ovunque. Sono figlia di un Bergamasco che ti stimava e quando ti leggeva era felice pur essendo molto sofferente.
Un caloroso abbraccio.