Di Pietro sul caso Palamara: «Un magistrato “libero” può essere fermato in due modi…»

9 Giu 2020 11:32 - di Adriana De Conto
Di Pietro

Ospite di Nicola Porro a Quarta Repubblica, Antonio Di Pietro era particolarmente atteso per commentare i liquami che stanno uscendo dal caso Palamara. E le dichiarazione dell’ex pm di Mani pulite sono state subito pesanti e rivelatrici di uno sconquasso all’interno della magistratura. Di cui solo un ingenuo può stupirsi, è l’opinione dell’ex leader di Italia dei Valori. Alcuni passaggi delle sue risposte: «Un magistrato che vuole essere indipendente può essere fermato in 2 modi: o l’ammazzano o da un altro magistrato».

Antonio Di Pietro smantella in  poche battute la magistratura italiana. «Lei sta dicendo una cosa gravissima…», lo incalza Porro. Prosegue Di Pietro: «Io sono contrario non solo alle correnti, ma pure all’Associazione nazionale magistrati». Anche in questo caso il conduttore è esterrefatto: «Ma come? L’Anm è il vostro sindacato, vi difende dalle ingerenze della politica», ribatte Porro. «Appunto. Si ricordi che la magistratura è un potere ed è difesa dalla Costituzione. La politica non c’azzecca niente».

La critica dell’ex pm è virulenta: «Mi preoccupano quei magistrati che fanno già la sentenza prima di accertare i fatti”. Anche in questo caso Porro lo incalza, ricordandogli la recente esternazione di Piercamillo Davigo, sull’inutilità di attendere la Cassazione per formulare un giudizio. Risponde Di Pietro: « Una delle persone che stimo di più è Davigo, ma non sempre siamo d’accordo». Rivendica il suo operato all’epoca di Tangentopoli: «Io non ho mai usato le intercettazioni, io ero accusato di aver fatto confessare».

E su Palamara spara a zero e a indovinelli piuttosto sinistri:  Palamara? «Di quale Palamara parla?», chiede ìl fondatore di Italia dei Valori a Porro: «Di quello che è stato intercettato o degli altri membri del Csm? Se lui faceva accordi – spiega – c’erano altri che li facevano con lui. Abbiamo scoperto l’acqua calda!».

 

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