Csm, anche Davigo contro la nomina di Cantone: «La guida dell’Anac non è titolo preferenziale»

17 Giu 2020 17:52 - di Niccolò Silvestri
Davigo

È sicuramente l’intervento più duro. Più duro persino di quello di Nino Di Matteo. La nomina di Raffaele Cantone alla guida della Procura di Perugia, dov’è incardinata l’indagine su Luca Palamara, ha l’effetto di un detonatore. Peggio della spaccatura del Csm (12 voti a Cantone, 8 a Luca Masini e 4 astenuti) c’è solo il dibattito che ha preceduto il voto. Parole di fuoco sono quelle pronunciate da Piercamillo Davigo, leader di Autonomia&indipendenza, la più recente tra le correnti dei togati. Il suo intervento era diretto a demolire il puntello sul quale la maggioranza del plenum ha fondato i maggiori meriti di Cantone: la guida dell’Autorità anticorruzione (Anac).

Davigo ha sostenuto lo sconfitto Masini

Una scelta che Davigo giudica «allarmante». E contesta che si possa far discendere la «prevalenza del candidato dalla guida dell’Anac». A suo giudizio, infatti, una cosa è reprimere, altra è prevenire. «È un grave errore – ha spiegato – confondere le due funzioni. Il procuratore della Repubblica non si occupa della prevenzione dei reati». E a chi aveva sottolineato che, in quanto guida dell’Anac Cantone aveva avuto a sua disposizione la Guardia di Finanza, l’ex-pm di Mani Pulite ha risposto che la GdF ce l’ha anche il capo delle Dogane. «Ma a nessuno – ha aggiunto non senza sarcasmo – verrebbe in mente di nominarlo a capo di una Procura». Insomma, per Davigo l’aver guidato l’Anticorruzione non è titolo preferenziale su Masini.

«Basta scorciatoie»

Non è in discussione la professionalità dei candidati. almeno non per lui. «Quello che fa infuriare i magistrati – ha precisato – sono le scorciatoie. Non si passa direttamente da un incarico fuori ruolo a un incarico direttivo. Cantone – ha proseguito – ha tutti i meriti del mondo ma appena rientrato in ruolo ha presentato tre domande per dirigere tre diversi Uffici». Per marcare la differenza dei profili dei due candidati Davigo ha invocato il Testo Unico della dirigenza giudiziaria citando l’art. 17, a suo avviso violato dalla decisione. Se Masini può infatti vantare 27 anni di funzioni requirenti, in cinque uffici diversi, «Cantone ne ha solo 15 anni, sempre in Campania, Davigo cessati da oltre dieci». In più, Masini è procuratore aggiunto a Salerno dov’è stato anche reggente. «Invece, Cantone – ha concluso Davigo – non ha mai avuto tali incarichi».

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