Coronavirus, l’infettivologo Massimo Galli: «Anche io non ne posso più di vedermi in tv»
Massimo Galli dice stop. Quella presenza continua nei salotti televisivi. Le polemiche, gli scontri. I virologi che si alternavano, chi ne diceva una, chi ne diceva un’altra. Gli italiani hanno visto di tutto in questa infinita emergenza coronavirus. Un braccio di ferro continuo, dalle mascherine al lockdown, dalla forza del virus alla scomparsa clinica. Alla fine, rimaneva sconcerto.
Massimo Galli a “Otto e mezzo”
Qualcosa sta cambiando. Si registra il calo dei contagi, la vita di tutti torna lentamente verso una qualche normalità. La domanda è d’obbligo: è finito il tempo dei virologi? Ad esserne sicuro è Luca Telese. A chiederlo a chi di dovere è Lilli Gruber, che a Otto e Mezzo ha girato la domanda proprio al direttore del reparto malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano.
«Per me va bene così»
«Sono infettivologo e non virologo», ha voluto subito sottolineare Massimo Galli. «Quindi potrei fare la battuta che per me va benissimo così. Comunque – continua il professore – mi auguro veramente che il “tempo dei virologi”, come dice Telese, finisca o sia finito al più presto possibile».
«Spero che tutto possa finire presto»
«Francamente e personalmente», ha aggiunto Massimo Galli, «non ne posso più di vedere anche me stesso nelle varie trasmissioni televisive. Io», spiega, «spero che questa parentesi terribile di Covid possa essere, in tempi sufficientemente brevi, un capitolo chiuso. Allo stato attuale dei fatti ancora non lo è, e questo va detto semplicemente per non abbassare troppo la guardia. Altrimenti sarebbe un pasticcio grosso», il monito dell’infettivologo.
Massimo Galli e il vaccino
«Il peggio dovrebbe essere passato», aveva detto Massimo Galli a Domenica In. «La situazione non mi pare abbia connotazioni di drammaticità o di rischio immediato. Prima o poi riusciremo a controllare questo virus. È un proposito, più che una certezza, ma è nella logica delle cose. Finirà? Forse, avendo un vaccino, finirà. Non ne siamo certi».