Scandalo Palamara, Taormina denuncia i reati di Anm e Csm. Dall’abuso d’ufficio alla corruzione

25 Giu 2020 14:06 - di Elsa Corsini
Taormina Palamara

E’ tornato il porto delle nebbie? Se lo domanda Carlo Taormina sul caso Palamara. “Ecco i reati per i quali denunzio componenti dell’Associazione nazionale magistrati e componenti del Consiglio superiore della magistratura. Sulla base delle carte e delle dichiarazioni di Palamara”.  Così in un lungo post su Facebook  l’avvocato ed ex deputato di Forza Italia elenca le violazioni commesse dalle toghe. Il caso Palamara unito a quello su Di Matteo-Bonafede ci consegna un quadro drammatico della giustizia in Italia, spiega.

Taormina all’attacco di Anm e Csm

“Concorso in abuso d’ufficio per aver abusato dell’ufficio nella nomina o nella assegnazione di incarichi direttivi. Violando l’articolo 26 della legge n. 160 del 2006 che impone la sola valutazione del merito. E non dell’appartenenza correntizia. Con danno del concorrente che doveva vincere il concorso. E con vantaggio patrimoniale del concorrente dichiarato vincitore. E che avrebbe dovuto perdere il concorso”. Al punto due Taormina denuncia il concorso in corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. “Per aver nominato o assegnato incarichi direttivi violando la legge 160 del 2006. Che prevede che vincitore del concorso sia solo il migliore per merito. E per aver invece determinato la vincita del magistrato appartenente ad una determinata corrente. La quale avrebbe promesso di trattare uno o più processi. Dei quali dovrà interessarsi in un modo piuttosto che in un altro”.

Abuso d’ufficio, corruzione e falso ideologico

E ancora l’Anm e il Csm avrebbero concorso in falso ideologico per induzione. Colpevoli anche del reato di associazione per delinquere. “Finalizzata alla consumazione di un indeterminato numero di reati. Per aver costituito un sodalizio tra appartenenti alla Anm e al Csm. Predisposto in modo tale che, al momento delle nomine,  tutto era pronto per la consumazione dei reati fine. Avvalendosi della stabilità dell’organizzazione integrata dai due organismi di straordinaria affidabilità. E capace di conferire assoluta prevedibilità dei risultati di interesse dei singoli magistrati associati”. La domanda finale del giurista è un chiaro atto di accusa. A Roma è tornato il porto delle nebbie?

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