Calabria, l’ombra delle cosche sugli appalti pubblici travolge il Pd: sotto torchio politici e amministratori

9 Giu 2020 15:42 - di Redazione
carabinieri foto Ansa

Reggio Calabria, l’ombra delle cosche dell’ ‘ndrangheta sugli appalti pubblici travolge il Pd. I carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, in collaborazione col Reparto operativo carabinieri per la Tutela Ambientale di Roma, hanno dato esecuzione ad un decreto, emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio. Il provvedimento dispone l’amministrazione giudiziaria per le società Avr e Ase-Autostrade service, entrambe con sede legale a Roma. Non solo, la disposizione riguarda anche il controllo giudiziario per la Hidro Geologic Line, con sede legale nella città calabrese. L’operazione, ribattezzata Helios, fa luce sulle zone d’ombra che coinvolgerebbero i big dell’Amministrazione Falcomatà. Amministratori, imprenditori e politici legati al Pd. Insomma, su Palazzo San Giorgio questa mattina il sole non splendeva affatto…

Reggio Calabria, l’ombra delle cosche sugli appalti pubblici travolge il Pd

Parallelamente, nell’ambito della stessa inchiesta coordinata dalla Dda reggina, un avviso di conclusione delle indagini preliminari è stato notificato a tredici indagati. Fra questi, oltre a due dipendenti dell’Avr accusati di concorso esterno in associazione mafiosa, anche otto amministratori pubblici. Fra loro, l’assessore regionale Domenica Catalfamo, finita sotto inchiesta nella sua qualità di ex dirigente del Comune di Reggio. E insieme a lei, anche il vicesindaco di Reggio Armando Neri. Già, perché come riferisce nel dettaglio di nomi e illeciti il sito di Giornalettismo, l’inchiesta condotta dai pm Stefano MusolinoWalter IgnazittoAlessandro Moffa, col blitz di oggi aggiorna la chiusura delle indagini per 13 indagati, tra cui 8 amministratori pubblici, 2 dipendenti dell’Avr e altri funzionari degli enti locali.

Sotto torchio i fedelissimi e i big dell’Amministrazione Falcomatà

Tra questi, spuntano i nomi dei “fedelissimi” del Sindaco Falcomatà a Palazzo San Giorgio. A partire, come anticipato, dal suo vice Armando Neri. Passando per l’Assessore ai lavori pubblici Giovanni Muraca, e per il capogruppo del Partito Democratico in Consiglio Comunale, delegato al Bilancio della Città Metropolitana e Componente della Direzione nazionale del Pd, Antonino Castorina. Fino al delegato alla cultura Filippo Quartuccio e al consigliere comunale Rocco Albanese, anche lui del Pd. Tra gli indagati c’è anche Giovanni Nucera (Partito Democratico), consigliere regionale della scorsa legislatura. Lo stesso ricandidato nella lista del Pd per Callipo Presidente alle elezioni Regionali di Gennaio (terzo con 4.979 preferenze dopo Irto e Battaglia).

Duro scossone delle indagini: trema Palazzo San Giorgio…

Dunque, entrando nel merito dell’inchiesta e del blitz odierno, l’assessore Catalfamo e Neri sono coinvolti insieme ad altri amministratori pubblici appartenenti al Comune di Reggio Calabria, al Consiglio comunale, alla Città Metropolitana, al Consiglio Regionale ed ex Provinciale, al Comune di Taurianova. Tutti indagati a vario titolo, in concorso con l’Amministratore delegato ed altri responsabili della predetta società. Infatti, avrebbero agito esercitando indebite pressioni al fine di ottenere l’assunzione di personale segnalato. Oltre ad avere commesso atti di corruzione per l’esercizio della funzione. O, comunque, per il compimento di atti contrari ai doveri di ufficio. Il tutto allo scopo di agevolare la società nei rapporti con la Pa controllante, al fine di ricevere indebite utilità. Entrambi i provvedimenti sono basati sulle indagini svolte nei confronti degli amministratori della società Avr. Indagini che hanno consentito di accertare stabili rapporti di questa con imprenditori intranei o comunque collegati con cosche di ’ndrangheta e con amministratori pubblici. Il tutto in un contesto di relazioni di scambio reciproco finalizzato ad assicurare a tutti i protagonisti varie utilità.

Nel mirino degli inquirenti i legami tra l’espansione territoriale di Avr, le cosche e il ruolo di alcuni amministratori pubblici

Infatti, come riferisce meticolosamente il sito dell’Adnkronos, l’inchiesta ha accertato in particolare che l’espansione territoriale di Avr scaturiva proprio dalla sua permeabilità agli interessi delle cosche e di alcuni amministratori pubblici. La Avr viene descritta come “consonante” agli interessi criminali più solidi presenti nel territorio reggino, e dunque funzionale ad essi. A Reggio Calabria è attiva nel ciclo integrato dei rifiuti per il Comune (e per diversi comuni della provincia) attraverso la raccolta porta a porta, il trasporto, il trattamento, il recupero dei rifiuti e la pulizia del suolo. Ma anche nella gestione della rete stradale della Città Metropolitana di Reggio e nell’appalto per l’arteria viaria “Gallico-Gambarie».

Le accuse mosse dall’inchiesta sono gravissime

Per questo, riferisce l’agenzia di stampa appena citata, «dalle indagini della Dda è emersa inoltre una pluralità di rapporti stabili fra la struttura imprenditoriale della Avrs ed imprenditori appartenenti o comunque collegati alle cosche. Nello specifico, è stato accertato che imprese riferibili all’associazione criminale ed operanti nei mandamenti Tirrenico e Ionico, sono state più volte agevolate attraverso l’affidamento e l’esecuzione di opere. Consentendo così alla stessa Avr di operare con il gradimento delle cosche. Quanto al ramo d’azienda dell’Avr che si occupa del ciclo dei rifiuti e della pulizia del suolo, l’indagine avrebbe portato alla luce l’agevolazione degli interessi di alcune storiche cosche di ’ndrangheta, egemoni nel territorio cittadino ed inserite in quel settore».

Profitti garantiti, controlli allentati?

Ed è proprio in questo contesto che gli inquirenti vogliono vedere chiaro. E per questo hanno evidenziato un ulteriore elemento di condizionamento dell’attività della Avr, in questo caso, però, riconducibile non all’infiltrazione mafiosa, ma all’instaurazione di molti rapporti di scambio con amministratori pubblici, I quali avrebbero potuto essere funzionali ad assicurare a loro svariate utilità ed interessi privati (come l’acquisizione del consenso elettorale mediante le richieste di assunzione e di gestione clientelare delle politiche aziendali). Oltre che ad assicurare alla società un ampliamento dei profitti attraverso l’allentamento dei controlli sul suo operato. Proprio in quest’ambito sono emersi i coinvolgimenti nell’inchiesta dell’assessore regionale alle Infrastrutture Domenica Catalfamo, e del vicesindaco di Reggio, Armando Neri.

 

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