Paragone gliele canta a Bonafede: «Salva la faccia, dimettiti. Eravamo 4 amici al bar…» (video)

5 Mag 2020 8:30 - di Massimo Baiocchi
Bonafede

«Eravamo quattro amici al bar, con la voglia di cambiare il mondo». Gianluigi Paragone, in un video su facebook, sferra un colpo da kappaò a Bonafede. Un misto di ironia e rabbiam gliele canta con la chitarra in mano.

Uno era di Matteo. E Bonafede lo… tradì

Uno era di Matteo. E Bonafede lo… tradì

Pubblicato da Gianluigi Paragone su Lunedì 4 maggio 2020

«Se il ministro della Giustizia fosse stato Mastella, uno del Pd o uno del centrodestra» i Cinquestelle avrebbero scatenato l’inferno «salendo pure sui tetti». E invece accade che «uno dei quattro amici al bar» non ha avuto il coraggio di dire no. «È stato zitto persino su Descalzi».

Paragone e il video su Bonafede

Il caso parte dalle scottanti dichiarazioni del pm Nino Di Matteo nel corso della trasmissione “Non è l’Arena”. La “bomba” scoppiata nel salotto di Massimo Giletti continua a scatenare polemiche. «Il ministro Alfonso Bonafede avrebbe l’ultima possibilità per salvare almeno la faccia. Dimettersi sarebbe l’unica soluzione», dice Paragone nel video su facebook.

«Gridavano all’onestà…»

«Chi come lui gridava alla rivoluzione e all’onestà, oggi si ritrova con un imputato per corruzione internazionale (Descalzi) confermato alla guida di Eni e un magistrato integerrimo scantonato in un ruolo scomodo quale il dap per fare posto a chi non è stato in grado di gestire nemmeno la malattia di un noto boss», aggiunge.«Di chi ha avuto paura Alfonso Bonafede? Che fine ha fatto il grido intransigente “onestà onestà”? Salvi almeno la faccia, Bonafede rassegni le dimissioni», conclude Paragone.

Di Maio corre in soccorso di Bonafede

Come al solito, interviene Di Maio per difendere Bonafede e “elogiare” la “grande azione” dei Cinquestelle. Sempre con il tono di “chi è il più bello del reame” con il vizietto di vantarsi politicamente davanti allo specchio. «Siamo entrati in Parlamento con il chiaro intento di fermare il malaffare e debellare le mafie», dice. «Il nostro impegno è sempre stato massimo. Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha sempre dimostrato di avere la schiena dritta e di non fermarsi davanti a nessuno. Ha messo al primo posto solo gli interessi dei cittadini. Andiamo avanti orgogliosi della nostra storia e consapevoli di avere un’unica grande certezza: mai un passo indietro davanti ai mafiosi e ai corrotti. Mai».

Ma arriva la stangata di Ingroia

Ma la situazione pesa come un macigno sui Cinquestelle. E arriva la stangata di Antonio Ingroia, ex procuratore aggiunto di Palermo. «Il ministro Bonafede si è detto esterrefatto delle dichiarazioni di Di Matteo. Io sono esterrefatto delle sue dichiarazioni. Perché lui, non sapendo come giustificarsi dell’inspiegabile dietrofront sulla nomina di Di Matteo a capo del Dap, è arrivato al punto di accusare lo stesso Di Matteo di fare affermazioni a vanvera sulla base di mere “percezioni”, mentre Di Matteo ha solo riferito fatti concreti che il Ministro non è stato in grado di smentire».

Commenti

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  • Pino 6 Maggio 2020

    Alzare un tombino è una operazione complicata oltre che puzzolente. Fra quei tubi puoi trovare di tutto anzi, sai che ci sarà di tutto, il contrario di tutto. Che tutto quello che fai, che non fai (Ciampi docet) che deleghi a fare ad altri dara’ il segnale del tuo essere!
    Che un ministro prenda il telefono e con quel mezzo chiami un calibro da novanta avrà fatto morire dal ridere (chiedo scusa, chi lo ha indotto a farlo non ride, come fanno tutti i veri capi mafia siciliani, al massimo muove, accenna anzi un movimento della bocca, restando saldo sotto i suoi occhiali.
    E per mettere alla prova finestra un’incomodo, decretandone la contemporanea cancellazione dai papabili dà un segnale.
    Cavolo se lo hai dato, piccolo ometto pentastellato.
    Come chef sei uscito completamente dalla guida Michelin in cui non avresti dovuto comparire !