Palamara, l’ex-procuratore di Napoli: tutto fango che arriva in faccia ai magistrati che lavorano
Si dice “amareggiato” perché le intercettazioni sul caso Palamara sono “tutto fango che arriva in faccia alla magistratura. Alla maggior parte dei magistrati che lavora bene e che fa quello che deve fare”. Giovandomenico Lepore, procuratore della Repubblica di Napoli dal 2004 al 2011, oggi in pensione, commenta così all’Adnkronos quanto sta emergendo dall’inchiesta di Perugia che vede coinvolto l’ex-presidente dell’Anm ed ex-membro del Csm Luca Palamara . Lepore ragiona sul ruolo delle correnti in magistratura.Un ruolo che, sottolinea Lepore, “c’è sempre stato”. E che lui, nella sua carriera in magistratura lunga 50 anni, ha “sempre combattuto. E di questo, qualche volta, sono stato anche vittima”. Lepore si dice “da sempre contrario alle correnti. E quelle definite di destra e a quelle di sinistra. Ma che poi non hanno alcuna corrispondenza rispetto alla politica nazionale”. ”Perché sono un mondo a parte – Per i trasferimenti, le nomine agli uffici direttivi. E, in particolare, alle Procure. Che hanno il potere vero e proprio”, spiega Lepore. ”C’è una specie di spartizione iniziale a seconda delle maggioranze, dei rappresentanti di corrente – ricostruisce l’ex-magistrato capo della Procura di Napoli. – Quello che emerge oggi è tutto fango che arriva in faccia alla magistratura, alla maggior parte dei magistrati che lavora e che lavora bene“. “Ma purtroppo il potere è questo. E fa piacere a tutti – ammette, con amarezza Lepore. – Ho visto persone che erano illibate prima della nomina. E che, una volta arrivate al Consiglio superiore della Magistratura, si sono trasformate completamente. Nessuno ha avuto il coraggio di dire ‘no, questo è un mondo al quale non voglio appartenere’. Purtroppo hanno continuato e sono andate avanti”. E il pensiero va, inevitabilmente, al grumo vischioso di interessi venuto a galla con il caso Palamara. La logica di spartizione e lo scontro tra correnti, secondo Lepore, ha effetti negativi anche sull’immagine della magistratura agli occhi del cittadino. “E’ vergognoso che un cittadino che si rivolge al giudice per avere giustizia sappia che noi stessi, nell’ambito del Csm e delle correnti, facciamo delle cose che cerchiamo di perseguire nei politici veri e propri”, dice con sdegno Lepore prendendo le distanze dal caso Palamara. ”Non diamo certezza al cittadino di avere di fronte un giudice naturalmente onesto e imparziale, è una cosa molto negativa”. Lepore ha guidato la Procura di Napoli per 7 anni. E la sua nomina, a suo dire, è dipesa proprio dalla distanza da qualunque corrente. “La Procura di Napoli era vacante – racconta. – E al suo interno era spaccata su questioni personali e locali. Automaticamente pensarono a me. Proprio perché ero al di sopra delle correnti. Non ero iscritto né seguivo alcuna delle loro attività”. ”La scelta su di me fu avallata all’unanimità, evidentemente l’amicizia che avevo con tutti e il mio carattere riuscirono ad amalgamare la divisione. Abbiamo avuto un’ottima Procura, basti pensare ai 4 latitanti che erano ricercati da più di 15 anni. E che abbiamo preso”.